Episodi brevi che raccontano l’Islam e i musulmani in Italia.
Video lezioni sui significati della nostra religione nella vita reale del nostro paese: la dottrina base dell’Islam, i comportamenti leciti, i significati delle parole in italiano, ciò che è sconsigliato fare.
La Sunnah applicabile in una società non musulmana come quella italiana.
Se vuoi chiedere un consiglio, una spiegazione, un chiarimento o una info, scrivi a:
Credenti e musulmani
Testo:
Credenti e musulmani
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, أهلا بكم (ahalan bikum) nell’angolo della cultura.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se l’argomento trattato vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi e condividete; cresceremo insieme portando la giusta conoscenza della nostra fede a chiunque ne sia interessato.
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
Espiazione e riscatto del mancato digiuno
Testo:
Espiazione e riscatto del mancato digiuno
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, أهلا بكم (ahalan bikum) nell’angolo della cultura.
Continuiamo questa serie di appuntamenti che riguardano il digiuno nel mese di Ramadan. Nel canale ci sono alcuni video che descrivono i metodi per capire quando inizia il Ramadan, con spiegazione dei relativi versetti e ahadith sull’avvistamento del crescente lunare, che è stato per secoli l’unico metodo considerato e alcuni video che invece portano in risalto come i calcoli astronomici ormai abbiano preso il posto dell’hilal, in quanto essi sono molto precisi e specifici e fanno affidamento a versetti del Corano, dove Iddio l’Altissimo, né descrive le “orbite in calcoli ben precisi” degli astri maggiori che influenzano la terra.
Vi anche un altro video, sempre appartenente alla serie dell’angolo della cultura, che dà un’ampia veduta su chi non può digiunare e cosa fare nel caso ciò accadesse, mentre tra i video liberi, ho registrato un insieme di consigli e suggerimenti per i neoitaliani musulmani che si trovano per la prima volta a compiere il digiuno nel mese di Ramadan.
Oggi, venerdì, quando escono i video appartenenti alla serie “l’angolo della cultura”, ho deciso di snocciolare meglio a cosa va incontro il credente quando non digiuna nel mese di Ramadan: ci può essere un riscatto o un espiazione.
Ricordo sempre, che il digiuno fa parte dei Arkan alIslam, i pilastri fondamentali della nostra fede e, come è stato più volte riferito nei miei video, è obbligatorio per tutti i musulmani aderire al Ramadan.
L’obbligatorietà porta a dover compensare con un riscatto, ogni volta che qualcuno non ottempera a esso contro la sua volontà, mentre la compensazione per chiunque non digiuna di sua volontà è una punizione.
Compensare il digiuno con un riscatto, è detto in arabo fidyah, scritto: الفدية, mentre compensare il digiuno con un’espiazione, è detta in arabo kaffàrah, scritto: الكفارة. Entrambe sono legiferate e vengono compensate con donazioni, denaro o digiuno consecutivo.
Cosa è nello specifico la fidyah?
Essa è la quantità in ricchezza che si offre in riscatto per ogni giorno di digiuno non effettuato nel mese di Ramadan avvenuto per cause non dovute alla propria volontà, che sono: la malattia, il viaggio, il parto, le mestruazioni, perdita di sangue post-parto, allattamento, sforzo lavorativo e fame o sete estrema. Casi ben specificati nel video che trovate su questo link.
Vi è un hadith che ne regola la quantità di cibo donata ad un povero per sfamarlo; esso dice che il Profeta, che Iddio lo benedica, stabilì come riscatto il peso equivalente di mezzo sa’ o due doppie manciate di cibo crudo.
Il sa’ oggi, equivale, secondo la scuola malikita a 2,3 kg di cibo, oppure l’equivalente di 3 litri d’acqua paragonato al cibo. Quindi secondo l’hadith, la fidyah, oggi sarebbe di 1,15 kg di cibo crudo o l’equivalente in peso di 1,5 litri di acqua.
La fidyah deve essere pagata in alimenti, perché appunto serve a nutrire un povero, ma ai giorni nostri in Italia, non vi sono enti islamici che possono ottemperare in questo; perciò, si è optato a dare l’equivalente in denaro del sa’, che può variare dalle € 6 alle € 8.
Facendo un esempio, se una persona salta due giorni di digiuno, essa deve dare una fidyah di due mezzi sa’, ossia 1 sa’ intero, in peso equivale a 2,3 kg di cibo crudo (1,15 kg x 2giorni); in moneta sarebbe € 6 a giorno, per il totale di € 12.
Ho appena esposto un esempio di come la fidyah può essere pagata, ma di norma è meglio consultarsi con un sapiente o qualcuno che abbia le competenze per discutere di problematiche inerenti alla religione.
Ricordo, che tutto è sempre nel perdono di Iddio il Misericordioso.
Che cos’è nello specifico la Kaffàrah?
Essa è la quantità di ricchezza pagata per espiare il peccato di aver deliberatamente infranto un giorno di digiuno durante il mese di Ramadan. L’infrazione si compie mangiando e bevendo deliberatamente, compiere rapporti sessuali volontariamente, non recuperare un digiuno dell’anno precedente, commettere peccati gravi che annullano il digiuno.
Kaffàrah deriva dalla radice araba kafara, scritto: كفر. Il reale significato della radice è coprire o nascondere e veniva usato, in epoca preislamica nell’indicare i contadini che coprivano i semi piantati in terra. Da questa definizione il termine islamico prende il significato di qualcuno che nasconde o copre la verità religiosa.
Dalla radice kafara, oltre ad avere il verbo nascondere, si ottiene il verbo Kaffàra, ossia espiazione. I due verbi si differenziano dal raddoppio della lettera centrale, la “fa”, in arabo ف.
La kaffàrah è legiferata nel Corano e la sua espiazione è fare 60 giorni di digiuno consecutivi, o nutrire 60 poveri per ogni giorno di digiuno evaso. A differenza della fidyah, che equivale a far nutrire un povero per il giorno di Ramadan che non si è potuto compiere, la kaffàrah intende nutrire un povero al di fuori del Ramadan, ciò significa procurare due pasti al giorno per ogni giorno non digiunato.
La kaffàrah è una punizione molto più grave rispetto alla fidyah.
La sura nel Corano che legifera questa punizione è la numero 58: sura alMujadalah versetto 4: “A chiunque non ne ha la possibilità (liberare uno schiavo) un digiuno di due mesi consecutivi …. chiunque non può questo nutra sessanta poveri”
L’espiazione in ordine consiste come visto, nel liberare uno schiavo, digiunare per sessanta giorni o nutrire sessanta poveri. La prima condizione oggi è inattuabile, e al credente, che ha commesso il non digiuno, non resta che scegliere una delle ultime due, ma la più meritoria, la consigliata è quella di digiunare per sessanta giorni.
Il calcolo della kaffàrah equivale al sostentamento di due pasti al giorno, di conseguenza il prezzo monetario che si potrebbe attuare varia a seconda del costo per nutrire un povero. Prendendo in considerazione il prezzo precedente della fidyah, che è di € 6 a pasto, nel caso della kaffàrah si avrebbe un totale di € 6×2 al giorno, ossia € 12 che vanno sommate per 60 poveri o sessanta giorni, con il risultato di € 720 per ogni giorno in cui si è scelto di rompere il digiuno.
L’espiazione da pagare è abbastanza pesante, sia che si scelga di nutrire o sia che si scelga di digiunare, questo per indicare quanto sia grave commettere il non digiuno.
Sempre, ricordo, consigliarsi con qualcuno che abbia competenza in questo e come noi musulmani conosciamo bene, ci rimettiamo al perdono di Iddio il Misericorde.
Sia la fidyah e sia la kaffàrah sono degli atti compensativi che servono a dare importanza al Ramadan, in modo che il credente riesca a mantenerne l’integrità spirituale del digiuno e di adempiere agli obblighi durante il mese sacro. Esse rafforzano il rapporto con Iddio l’Altissimo e con la fede.
La fidyah garantisce a chi non digiuna il perdono e soprattutto di aiutare con il suo inconveniente qualcuno che ne ha bisogno, mantenendo alto lo spirito del sacrificio anche per chi è purtroppo costretto a non digiunare, mentre la kaffàrah, ha lo scopo di compensare e rettificare l’errore di aver rotto intensionalmente il digiuno, cercando il perdono di Iddio, il Misericorde, provvedendo ai bisognosi o compiendo un atto forte di adorazione.
Entrambe sono obbligatorie per i credenti, perché sono applicate su un obbligo per i musulmani che è il Ramadan; quindi, compiendo una o l’altra assolvi al digiuno mancato, e devono essere compiute entro l’inizio del nuovo Ramadan, altrimenti si va incontro a espiazione su espiazione e potrebbero non bastare al credente per perdonarsi il mancato digiuno.
Le benedizioni di Iddio siano su di voi che avete avuto la pazienza nell’ascoltarmi, il bene sia con chiunque cerchi di portare la conoscenza all’umanità, la protezione del Creatore dei mondi sia con tutti i cercatori di pace.
Iddio l’Altissimo possa accettare i nostri digiuni, possa accettare il nostro sacrificio in questo mese e possa donarci i benefici che siamo riusciti ad ottenere con il nostro digiuno.
Le benedizioni di Iddio il Potente, l’Assoluto, ricadano sui nostri fratelli palestinesi che soffrono per mano degli sviati e per le colpe di quegli arabi che temono più il taghut che il tuo giudizio finale.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se l’argomento trattato vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi e condividete; cresceremo insieme portando la giusta conoscenza della nostra fede a chiunque ne sia interessato.
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
Il digiuno: condizioni di invalidità
Testo:
Il digiuno condizioni di invalidità
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, أهلا بكم (ahalan bikum) nell’angolo della cultura.
Molto spesso, ci si chiede tra musulmani quando è concesso non digiunare e le sue espiazione, o le ragioni che possono costringerti a non fare il digiuno.
I primi giorni di Ramadan, mi è stato chiesto proprio di questo argomento, e oggi, il secondo venerdì del mese benedetto, racconterò cosa la sharia’ah prevede e le varie fatawah dei sapienti che hanno concesso l’espiazione o la possibilità di poter prendere un medicinale durante questo periodo.
L’Islam, lo affermo sempre, non è quella religione che viene descritta, dura e arcigna, ma l’Islam è avvolgente, accogliente, dolce come il miele e, sfido chiunque a portare le prove della negazione di ciò che affermo, prove evidenti e non propaganda e chiacchere da talk show.
Innanzi tutto, ringrazio Iddio, il sommo conoscitore della verità, che mi dà la possibilità di poter esporre sulla mia religione in lingua italiana per italiani sia credenti e sia persone che hanno la voglia di conoscere. In secondo luogo, ringrazio il mio maestro: mufti Muhammad ‘Umar, che su mia indicazione, mi ha guidato e ispirato in questo nuovo video.
L’Islam prevede delle concessioni per coloro che non sono in grado di digiunare. Da queste principali, che sono otto, i sapienti hanno dedotto ciò che può accadere nella vita reale, legiferandole con fatawah che cercherò di riportarle e di rispondere a quel qualcuno che mi ha chiesto privatamente un consiglio.
La prima di queste concessioni è la malattia, in arabo المرض – almaradh -.
Se una persona è malata e compiere il digiuno può peggiorare le sue condizioni, può ritardare la sua guarigione, può essere un grave rischio per la sua vita, è consentito a tale persona, di interrompere o non fare il digiuno.
Le prove di questo sono nel Corano e nella Sunnah.
Nella sura AlBaqarah, verso 185: “E chiunque è ammalato o in viaggio, li sostituisca allora con altri giorni. Iddio vuole per voi la facilità”.
Un hadith narra del Profeta, che Iddio lo protegga, disse: “In verità, Iddio ha sollevato il viaggiatore dal digiuno e dalla metà della preghiera, e ha sollevato il malato dal digiuno”.
In questi testi vi è chiara l’indicazione che il credente con problemi medici può saltare il digiuno, recuperandolo.
Nell’Islam questa opzione consente di recuperare il digiuno in un altro giorno. Si sceglie il giorno e si compie il digiuno avendo però l’intenzione, in arabo النية – niya -. di compierlo per il giorno che si è perso nel mese di Ramadan.
Nell’ultima parte del video, esporrò dei casi che riguardano la salute del credente nel periodo del Ramadan, come l’uso di pastiglie per alcune malattie, l’uso delle siringhe, spray e altre situazioni che succedono nella realtà della vita di un musulmano.
L’altra condizione per non compiere il digiuno è il viaggio, in arabo السفر – safar -. La condizione però è che il viaggiatore deve compiere almeno 78 km per far sì che il digiuno possa essere saltato.
La prova di questa concessione è nei versetti e ahadith scritti in precedenza, in più vi è anche un altro hadith riportato nella collezione Sahih di alBukhari, di cui una parte dice: “Non è rettitudine digiunare durante il viaggio”
Le espiazioni sono le stesse come per il malato.
Altre due condizioni che fanno saltare il digiuno riguardano entrambe la donna e sono le mestruazioni, in arabo الحيض – haydh – e l’eventuale emorragia che ci possa essere dopo il parto detta in arabo النفاس – nifas -. La donna che ha questi sintomi non deve digiunare, ma è obbligata a recuperare i giorni persi una volta finito il Ramadan.
La conferma di tale condizione con sua espiazione è in un hadith, presente nel Sahih di alBukhari, il quale dice che ‘Aisha ha detto: “Ci veniva ordinato di recuperare i digiuni, persi a causa delle mestruazioni, ma non le preghiere”.
Anche la gravidanza, in arabo الحمل – haml -, e l’allattamento al seno, in arabo الرضاعة – radhaea -, possono essere due condizioni che spingono la donna a non digiunare. Tale permesso è dato nel caso in cui la donna è in cinta e teme per la salute del feto, oppure, teme nel caso in cui il bambino già nato è in allattamento, il digiuno potrebbe far diminuire le proprietà nutritive e la quantità del suo latte, risultando un problema di nutrimento per il neonato.
In un hadith vi è la prova che riguarda entrambi i casi, questo è presente nella raccolta di Abu Dawood, Sunan. In esso si narra che il Profeta, che Iddio lo benedica, disse: “In verità, Iddio ha liberato il viaggiatore dal digiuno, e ha liberato la donna incinta e quella che allatta dal digiuno”.
Per chi non lo sapesse e, lo ricordo, l’Islam cerca sempre la salvaguardia della persona e della sua salute, nonostante le numerose critiche compiute da chi non conosce affatto la nostra religione; infatti, è previsto, per chi fa i lavori pesanti, in arabo العمل الشاق – amal alshaaqu -, l’astensione dal digiuno, in quanto la mancanza di nutrimento può creare difficoltà nell’attività lavorativa.
Nel Corano in sura AlBaqarah, versetto 286, vi è l’ordine del Signore dei mondi e la supplica dei fedeli sui fardelli imposti per ognuno: “Iddio impone ad ogni anima secondo la di lei capacità…Signore non imporci ciò che non possiamo sopportare…”
Mentre in un hadith presente nel Sahih di alBukhari, il profeta Muhammad, Iddio lo preservi nella sua gloria, dice: “In verità, la religione è facile e chiunque si sovraccarichi nella religione non sarà in grado di continuare nel modo scelto.”
Ma vi è anche un’altra condizione che aiuta il fedele nelle difficoltà che può incontrare proprio mentre compie il digiuno. A volte ci si può trovare in momenti in cui sia lo stato psicologico e sia quello fisico, abbiano un calo non dovuto a tutto ciò detto in precedenza, ma semplicemente perché in situazioni particolari, si può avere un improvviso attacco estremo di fame e di sete che possono destabilizzare la salute; in questo caso, è concessa la rottura del digiuno. Condizione detta per fame e sete estreme, in arabo الجوع والعطش الشديدين – aljue wale’athash alshadidayn -.
Questo è menzionato nel Corano, sempre in sura AlBaqarah, nel versetto 173, dove l’argomento principale è la proibizione di determinati tipi di carne, ma poi, come ripeto ancora nonostante molti criticano la durezza di questa immensa religione, l’Islam pone l’eccezione agli ordini di Iddio: “Colui che si trova nella necessità, senz’essere ribelle o trasgressore, non commetterà peccato. Sì, Iddio è Perdonatore e Misericorde.”
Spiego, per chi non vuol capire, questa ultima parte del versetto che ho citato, dà la possibilità al musulmano di non compiere ciò che gli è stato chiesto, se esso si trova in difficoltà nell’eseguire ciò che Iddio ci ha imposto.
Continuando ancora su questo tema, l’Islam, oltre a dare la possibilità come visto nel Corano, di poter evitare di seguire determinati ordini ricevuti in determinate situazioni, dà ulteriori conferme nella sunnah del profeta Muhammad, la pace di Iddio e le Sue benedizioni siano con lui: “Il tuo corpo ha un diritto su di te.” Questo hadith è presente nel Sahih di alBukhari e cita chiaramente, che prima di ogni cosa nell’essere umano, ci deve essere la salvaguardia del proprio corpo. Esso, ricordo, non appartiene a noi, è un dono che Iddio ci ha donato e come tale va trattato senza apportargli mutamenti o peggioramenti se non dovuti al corso naturale della sua esistenza.
Tutte queste ultime condizioni, sono soggette al recupero del digiuno, quando la situazione particolare scompare. Il digiuno ricordo è un obbligo, è il quarto pilastro dell’Islam e deve essere eseguito.
Può succedere che il credente non può proprio digiunare, allora in questo caso, vi è un espiazione, detta in arabo الفدية – fidya -, ossia “riscatto”. Questa fidya consiste nel nutrire un povero per ogni giorno che non abbiamo potuto digiunare. Tale opzione è nel versetto n° 184 di sura AlBaqarah, che conferma il riscatto del giorno, ma ammonisce dicendo che per il credente è meglio se digiuna: “Chiunque di voi è malato o in viaggio, allora sostituiteli con altri giorni. Ma vi è un riscatto per coloro che lo potranno sostenere: il nutrimento di un povero. E se qualcuno fa di più, è per lui un bene, ma è meglio per voi digiunare, se sapeste!”
Ho esposto le condizioni generali cui i musulmani possono non digiunare e le espiazioni che bisogna compiere quando non ci si attiene al digiuno nel mese di Ramadan, che ricordo è l’unico obbligatorio. Tutti gli altri digiuni, come il lunedì e giovedì, i tre giorni della luna piena, i sei giorni del mese successivo al Ramadan e tutti gli altri, tranne il giorno di Arafat, sono tutti volontari.
Ma per ogni condizione vi sono delle particolarità che si riscontrano nella vita reale, che sono state esposte dai fedeli ai sapienti di ogni epoca, i quali hanno legiferato con sentenze generaliste o specifiche per quel determinato problema.
Cercherò di dettagliare un ventaglio ampio di esempi, in modo che molti di voi potranno trovarsi probabilmente in queste situazioni e conosceranno già la risposta al dubbio che si ha sull’adorazione.
Ricordo che l’Islam non ammette ignoranza e caos nell’adorazione, quindi la conoscenza deve essere cercata da tutti i fedeli.
Quello che dirò da ora in avanti in riguardo ai medicinali o ad alcune malattie, non deve essere preso assolutamente come un parere medico, io non sono un medico e lungi da me dare consigli medici. Quello che dirò sono consigli che riguardano la religione. Per quanto l’Islam, come scritto in precedenza, ha come fondamento la salvaguardia e la salute del corpo umano, i dottori nella religione, come gli studiosi non possono mai sostituire un parere medico. Questo è da tenere bene presente per voi che ascoltate. Grazie.
Infatti, i dubbi maggiori sul digiuno, se compierlo o saltarlo, si hanno con i problemi inerenti alle malattie, una di queste, di cui soffre una grande quantità di persone riguarda l’ipertensione.
Di solito il digiuno non arreca grandi conseguenze nei livelli della pressione, a volte anzi, l’astinenza dal cibo porta ad avere dei valori più bassi rispetto alla norma. I farmaci si possono spostare dalle ore diurne alle notturne, oppure prenderli subito prima dell’alba, al momento del suhoor e appena scatta l’iftaar. Sempre con un consulto medico. Ma non vi è nessuna scusante per non compiere il digiuno.
Un’altra malattia comune è l’ipotiroidismo. Di norma, come ricetta medica chiede, si assume il farmaco 30 minuti prima di fare la colazione. Per poter sostenere tale cura si deve fare il sacrificio di svegliarsi almeno mezz’ora prima della preghiera dell’alba e fare sempre il suhur, oppure prendere il farmaco prima di andare a letto, ma sempre con consulto medico. Non vi è astensione dal digiuno per la malattia della tiroide, almeno che non sia un caso grave.
Un’altra malattia cui spesso vengono chieste informazioni nel periodo del Ramadan è il diabete.
Chi ha questa malattia ha l’estensione dal digiuno, in quanto molto pericolosa e la mancanza di cibo può portare a reazioni del corpo umano che farebbero rischiare la vita stessa del paziente.
Per questo motivo il credente che ha il diabete, di qualunque tipo esso sia, deve non digiunare. Egli è soggetto alla fidya, come spiegato in precedenza.
Ma nonostante queste precauzioni, alcuni compiono il digiuno. Questi, come conoscono, devono sottoporsi a controlli frequenti durante il giorno per monitorare i valori della malattia. Il controllo con la puntura sul dito, non rompe il digiuno, come non rompe il digiuno la siringa sottocutanea che il paziente si inietta all’occorrenza.
Varie fatawah né danno conferma e i sapienti delle quattro differenti scuole concordano su questo usando l’argomentazione che, l’insulina introdotta dalle siringhe, non arriva attraverso un orifizio naturale all’interno del corpo.
Un altro tipo di malattie frequenti sono quelle delle vie respiratorie che variano dalle più gravi a quelle più leggere come il raffreddore. Queste, tranne quelle che mettono in pericolo la vita del paziente, non hanno esenzione per il digiuno.
I farmaci che curano le malattie respiratorie sono gli inalatori a spruzzo e quelli per l’asma. Questi possono essere usati durante le ore di digiuno. Vi sono anche qui molte fatawah in riguardo, alcune valutano che la sostanza spruzzata nel naso o nella bocca non arriva nello stomaco, ma direttamente nelle vie respiratorie, quindi non intacca il digiuno.
Vi sono altri sapienti che dicono che quel vapore acqueo, mischiato al medicinale dei nebulizzatori per l’asma, sono essenziali per la vita del paziente, di conseguenza possono essere usati per la sua salvaguardia e non invalidano il digiuno.
Altri studiosi, classificano il vapore acqueo spruzzato, come polviscolo presente nell’aria e questo non può essere evitato quando si respira; esempi sono la polvere stradale, la polvere di farina, il fumo dei roghi, i granuli di polline e qualsiasi cosa portino i venti.
Lo stesso vale per i colliri o le gocce per le orecchie e le iniezioni intramuscolari. Un discorso a parte va fatto invece per le gocce che si mettono nel naso. Questi farmaci essendo acquosi, scivolano nel canale che collega il naso con la gola, di conseguenza intaccano un organo del corpo che si collega con lo stomaco. Infatti, al passaggio delle gocce, si riesce a sentire il sapore amarognolo. Di conseguenza, invalidano il digiuno.
Per usarle o bisogna trovare il modo di inserirle negli orari cui si può mangiare, oppure bisogna recuperare i giorni cui se ne fa uso.
Ripeto, queste sono sentenze religiose, non sono redatte da medici ma da dottori o professori della religione. Tengono in considerazione la legge sacra e non la medicina. Per ogni certezza bisogna sempre avvalersi di un consulto medico.
Mentre è consentito nell’orario del digiuno l’uso del dentifricio, a patto che l’acqua non arrivi nella gola.
Per questi due ultimi casi, gli studiosi di sharia’ah hanno preso a riferimento un hadith del Profeta, che Iddio lo abbia in gloria, ove egli dice: “Sciacquare con attenzione tutta la bocca e tirare su col naso quanta più acqua per voi sia possibile nel fare l’abluzione, tranne nel mese di Ramadan”.
Le trasfusioni per uso d’esami non sono vietate, in quanto con questi atti non si immette qualcosa nel corpo. Sempre se esse non arrechino danno al paziente.
Come non invalida il digiuno chi vomita. Se invece il vomito è causato, allora la persona deve rifare il digiuno.
Un discorso a parte è per alcuni medicinali particolari, le supposte e i clisteri.
Per entrambi i sapienti si dividono in favorevoli all’uso e sfavorevoli.
Per i giuristi del madhab maliki, il clistere, essendo un liquido rompe il digiuno, mentre la supposta non lo rompe.
Per altri giuristi entrambi i medicinali possono essere usati in quanto non sono cibo e non vi è prova che ne confermi il non utilizzo.
In questo caso, il mio consiglio è quello di usare tali medicinali in orari dove possiamo mangiare, di solito il loro uso non è urgente. Ove è possibile aspettare quando il mese di Ramadan termina.
Per chi ha la possibilità, si può riferire al proprio sapiente di fiducia, un mufti o un ‘alim, per avere la certezza di quello che si sta facendo.
Il sapiente, lo ricordo, non è l’imam della porta accanto, come spesso in Italia si fa confusione. Fate attenzione, perché ci si potrebbe ritrovare con delle azioni che abbiamo commesso, convinti di non aver sbagliato. A quel punto sarà troppo tardi per riparare.
Un’altra situazione particolare è quella dell’anestesia o della perdita di coscienza. Bisogna fare attenzione sui tempi e le modalità di attuazione.
Importanti sapienti affermano che l’anestesia locale non interrompe il digiuno, in quanto colpisce solo il luogo dove essa viene eseguita e non raggiunge lo stomaco.
Però se l’anestesia è totale e dura per tutta la giornata, allora essa invalida il digiuno e bisogna recuperare il giorno. Mentre se l’anestesia totale viene somministrata per metà giornata e dura per poche ore oppure da dopo la fine dell’alba fino all’inizio del tramonto, il digiuno viene convalidato.
Questa ultima sentenza in particolare è stata redatta nella scuola dell’Imam Shafi’i.
Si può applicare lo stesso principio, nel caso il credente che sta compiendo il digiuno è soggetto ad una perdita di coscienza. Ossia se il credente sviene anche da dopo l’alba sino a poco prima del tramonto, o si sveglia e poi ricade svenuto, sempre prima del tramonto, il suo digiuno è valido.
La prova è in hadith dell’imam AnNawawi: “La posizione più evidente è che il digiuno della persona incosciente non viene danneggiato se si sveglia solo per un momento durante il giorno”.
Ma vi sono dei sapienti che fanno riferimento al versetto di sura AlBaqarah, il 185, che ho preso in considerazione parecchie volte in queste lezioni sul Ramadan, il quale afferma che chi è presente nel mese di Ramadan deve digiunare. La presenza si riferisce al fatto fisico del corpo, anche se egli è incosciente per tutto lo stesso mese.
Il mio consiglio è di fare riferimento al proprio madhab o sapiente, magari chiedendo e confrontandosi con lui. Per ovviare, si recupera il giorno il più presto possibile.
L’ultimo caso che riguarda la salute è la perdita di sangue, che non riguarda le mestruazioni o il post-parto.
Se il sangue fuori esce per causa di una malattia, o di un incidente, o una lesione, il digiuno non viene interrotto, anche se essa è di grande quantità.
Se il sangue fuori esce da un taglio ad una vena ed è stato procurato volontariamente, esso interrompe il digiuno. Se invece il taglio è involontario è l’afflusso di sangue è di piccola quantità, esso non interrompe il digiuno. Se invece vi è un forte afflusso che causa debolezza alla persona, il digiuno viene invalidato.
Mentre se si compie una trasfusione o la coppettazione, il digiuno deve essere recuperato. Per quest’ultimo caso viene preso come riferimento un hadith del Profeta, che Iddio lo abbia in gloria, che dice: “Entrambi che usano fare e ricevere la coppettazione, rompono il digiuno.”
Come abbiamo visto, la maggior parte dei casi specifici riguarda la malattia, ma anche nelle attività giornaliere, vi sono dei casi che portano il credente ad avere dei dubbi sul comportamento, specialmente in occidente negli ultimi decenni: lo sport. Questo è dovuto all’aumento di atleti sportivi di fede musulmana in questa parte del mondo.
Sappiamo tutti che l’atleta professionista ha bisogno di una dieta particolare e di un ritmo di riposo specifico e non può permettersi tali mancanze per le sue attività.
La sharia’ah però non giustifica che tale attività, può avere una condizione di salto del digiuno nel mese di Ramadan. Anche se a volte, alcune squadre hanno ricevuto le dispense da parte di giuristi che hanno concesso tale facilitazione, però solo nel periodo di massima intensità dell’attività o a ridosso dell’evento sportivo in considerazione, con l’obbligo del recupero del giorno perso.
La maggior parte degli atleti, di solito, effettua il quarto pilastro, sapendo della sua importanza. Le squadre sportive, di conseguenza, hanno preso le dovute misure per far sì che i propri atleti non perdano lo stato di allenamento.
In Italia abbiamo molti esempi di calciatori musulmani, che in questo periodo stanno partecipando ai campionati di calcio e compiono il digiuno.
Per finire rispondo ad una richiesta che mi è stata fatta il secondo giorno di Ramadan, che mi ha dato l’ispirazione per scrivere e registrare questo video.
Un giovane italiano mi ha chiesto cosa può fare se in casa, i suoi genitori gli proibiscono di fare il digiuno. Tale proibizione è stata innescata da una sua mancanza, in quanto al secondo giorno del suo primo Ramadan, ha compiuto un iftar nella maniera meno opportuna: ingozzandosi da subito di bibite gassate e cibo fritto e preconfezionato. Cibo da fast food.
Il ragazzo si è sentito male per tutta la sera. I genitori, che a dir suo, non gli vietano la preghiera, visto quello che gli è accaduto, gli hanno proibito di fare il Ramadan perché, parole loro: “Ti fa male.”
Soluzione? Prima di tutto per evitare che ciò accada, seguire la sunnah: rompere il digiuno con tre datteri e un bicchiere d’acqua, o della frutta sia fresca o secca, non gli avrebbero creato malore.
Ma ormai il fatto è compiuto e il consiglio che mi sono sentito di dare, che tra l’altro lo espresso anche in questo video sul mio canale, è stato quello di seguire ciò che i suoi genitori gli hanno imposto e recuperare i giorni persi nell’anno avvenire. Nel frattempo, fare uso della fidya, per assicurarsi che non si ritrovi alle porte del prossimo Ramadan con ancora giorni da recuperare.
Nel dare questo consiglio, ho fatto riferimento al versetto 184, 185 e 289 di sura AlBaqarah, che ho scritto in precedenza, ed essenzialmente danno conoscenza al credente che si può avere una fidya nel digiuno, che Iddio non ci impone delle difficoltà e ogni cosa che accade è perché la nostra anima può sopportarla.
Naturalmente mi sono consigliato con il mio maestro, il mufti Muhammad ‘Umar prima di dare questo consiglio e me ne assumo la responsabilità davanti a Iddio l’Altissimo delle mie parole.
Consiglio che ritengo di dare anche a tutti i fratelli e specialmente le sorelle che purtroppo si ritrovano in queste condizioni perché le famiglie spesso, piene di propaganda, non comprendono la bellezza e la purezza della nostra fede, proibendo a queste persone ogni cosa che abbia a che fare con l’Islam.
Sul mio canale, come già detto, vi è un video cui esprimo questi consigli per gli italiani musulmani che hanno problematiche con le famiglie, il lavoro e il Ramadan, se è possibile dategli un occhiata e magari, nei commenti potete darmi dei consigli voi stessi o chiedere informazioni.
Auguro a tutti voi una buona continuazione di Ramadan e Iddio l’Onnipotente, il Benefattore, possa accettare i nostri consigli e guidarci sulla diritta via del paradiso.
Le benedizioni di Iddio siano su di voi che avete avuto la pazienza nell’ascoltarmi, il bene sia con chiunque cerchi di portare la conoscenza all’umanità, la protezione del Creatore dei mondi sia con tutti i cercatori di pace.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se l’argomento trattato vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi e condividete; cresceremo insieme portando la giusta conoscenza della nostra fede a chiunque ne sia interessato.
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
Il calcolo del crescente, la conclusione 3parte
Testo:
Il Calcolo del crescente, la conclusione
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, أهلا بكم (ahalan bikum) nell’angolo della cultura.
Tratterò, a Iddio piacendo, con questo terzo e ultimo video, la parte conclusiva che riguarda il riconoscimento del primo giorno del mese, che è un mezzo di conferma delle condizioni per attuare l’’ibadah nell’Islam.
Ho cercato di esporre come l’uso della traduzione semplice sia dei versetti del Corano e sia degli ahadith spesso, porta a risultati lontani dagli effettivi significati del testo religioso, anche se non sono un arabista o esperto della lingua araba, ma, come detto, sapendo scegliere il maestro e il libro giusto, ogni cosa può essere conosciuta, tanto più che le spiegazioni oggi, si trovano in molte lingue diverse dall’arabo.
Nel video precedente, ho dato una definizione di hilal, paragonandolo al crescente lunare, ed è ciò che tutti conoscono. Ma, leggendo sull’argomento di cui oggi, sul dizionario di Ibn Manzur: Lisan alArab, si trova che hilal proviene dalla radice hallala هلل, un verbo usato per indicare quando qualcuno alza la voce. Egli stesso scrive che fu ‘Abu alAbbas ibn Suraji a dare il significato che ora conosciamo a hilal, perché le persone, per indicare dell’avvento della luna nuova, alzavano la voce dicendo “Allahu akbar”, in modo che tutti potessero sentire, dato che l’unico mezzo di comunicazione del tempo era la voce. Così venne associato al crescente il termine hilal.
Facendo attenzione a questo, perché chiamare solo il crescente con hilal per il suo splendore e non l’intera luna che di sicuro splende di più? Infatti, la luna, prende il nome di qamar.
Nei versetti e negli ahadith enunciati, si è visto che spesso si trovano parole che assomigliano al significato di vedere, ma l’arabo, grazie alla sua immensa qualità di avere significati diversi dello stesso verbo, soltanto aggiungendo delle lettere al suo infinito o, ponendolo in posizioni diverse della frase, necessita di un chiarimento sulle stesse.
Nel trattato di Ibn Faris, dal titolo Maqayis alLughah, vi è un’ampia spiegazione sull’uso delle parole nel testo sacro e della loro spiegazione. Ibn Faris è uno dei maggiori linguisti dei primi secoli dell’egira, molto considerato dai sapienti sia dell’epoca e sia odierno.
In surat AlBaqarah, versetto 185, il versetto dove Iddio, l’Altissimo, dà le direttive sull’inizio del Ramadan, si trova la parola shaida, in arabo شَهِدَ, cui egli dà i significati di presenza, apprendimento, cognizione, annunciare e testimoniare. Con questa specificazione del testo, il versetto ha il significato non di “vedere”, ma testimonianza della propria presenza, dell’annunciazione della propria presenza, della cognizione che si è presenti all’evento.
Tale spiegazione del termine, fa sì che la normale traduzione senza considerare i reali significati, non si può semplicemente tradurre in “vedere”, e neanche il senso può essere considerato in quella direzione. Non si può affermare “vedere la luna per iniziare il digiuno”, in quanto bisogna attestarne la visione, avere la cognizione di causa che essa è nel cielo, testimoniarne la presenza.
Proprio nel significato “testimoniare” noi musulmani possiamo avere una migliore comprensione di questa spiegazione di Ibn Faris, infatti, noi nella testimonianza di fede, la shahada, usiamo il verbo shahid شهد per dire il primo Pilastro dell’Islam, quello che è necessario per attuare tutti gli altri atti di ‘Ibadah: “أشهد أن لا إله إلا الله وأشهد أن محمدا رسول الله”, ossia “io testimonio, io annuncio, io prendo cognizione, che Iddio è unico e non ve ne sono altri e io testimonio, io annuncio, io prendo cognizione, che Muhammad è il Suo profeta”.
Noi, infatti, non diciamo: “io vedo”, che Iddio mi perdoni. Quello che Ibn Faris dice è appunto questo: si testimonia, si annuncia, si attesta che la luna è nel cielo, di conseguenza è arrivato il Ramadan. Non si vede il Ramadan e non dice di vedere la luna.
Vi sono altri significati che si raffrontano a questa tesi nel testo sacro, come in surat Fussilat verso 21 e 22, dove la pelle, gli occhi, le orecchie testimoniano con la loro presenza, annunciano con il loro esserci ciò che hanno visto sui nostri peccati nel Giorno del Giudizio, oppure in surat AzZukhruf, versetto 86, si testimonia, si attesta della verità usando sempre il verbo shahid.
Il Corano nella sua complessità è chiaro nei significati e questo è uno dei tantissimi esempi di come ci si dovrebbe approcciare allo studio dei suoi versetti e parole.
Lo stesso ragionamento deve essere fatto per gli ahadith del Profeta, che Iddio lo preservi, nonostante essi non sono enunciati nell’arabo del Corano.
Nell’hadith che ho citato dove il Messaggero di Iddio, risponde ad una domanda su quando inizia il Ramadan: “non digiunare finché non vedi”, il reale significato bisogna interpretarlo secondo gli studi delle parole.
Viene usato in questo hadith il tempo ru’yah رؤية, derivante dal verbo yara يرى, che semplicemente si può associare a vedere, ma con il significato reale di visione, riflessione o impressione.
Conoscendo la reale traduzione il significato completo cambia e non bisogna tralasciarlo solo alla semplice parola che ne deriva. L’arabo classico, specialmente quello antico è complesso proprio per questo, è una lingua descrittiva, immaginaria, più verbale che da scrivere, quindi piena di tutte queste sfumature.
Altri esempi dello stesso verbo sono presenti nel Corano, come in surat AlBaqarah versetto 243, dove si dà una visione più ampia che di quella degli occhi quando Iddio l’Altissimo dice: “Non hai visto quelli che uscirono dalle loro case, v’è ne erano a migliaia, per paura della morte?”, il verbo qui non è usato nel senso di vedere con gli occhi ma immaginario, visionario. Nella stessa surat vi sono versetti simili come il 245 e 258, ma v’è ne sono tanti in tutto il libro sacro.
Questi esempi, servono a far comprendere come non bisogna prendere effettivamente alla lettera le parole usate nei testi sacri, in quanto esse hanno un loro significato intrinseco all’insieme delle parole usate nel testo e del tempo in cui queste parole sono state dettate.
Nel discutere di religione e specialmente di Islam, bisogna non solo esporre la propria conclusione, ma argomentarla, esprimerla e spiegarla, in modo che ognuno che si approcci a tale argomento possa comprendere il risultato finale.
Ho già scritto che nel video precedente che le preghiere vengono compiute in tempi precisi, il pellegrinaggio viene compiuto nel tempo giusto e il mese di Ramadan deve iniziare nel giusto periodo.
Già conosciamo come si cerca l’inizio del mese, ma sappiamo come si calcolano i tempi delle preghiere? Il primissimo chiarore prima dell’alba e il tramonto del sole, sono semplici da verificare. Per la preghiera del mezzogiorno e del pomeriggio si usava l’ombra o la posizione del sole. Per la notte bastava rendersi conto del buio.
Nella penisola araba e nel nord africa, verificare ciò è un po’ più semplice rispetto a noi in Europa, in quanto il sole splende per 11 mesi l’anno. Da noi sarebbe stato un po’ più complesso, specialmente d’inverno. Non basterebbero i bastoni per l’ombra o il sole in cielo, specialmente in quest’epoca. Cosa ci è venuto in soccorso per ovviare a questo? La tecnologia.
Come conosciamo i tempi delle preghiere? Tramite i calcoli astronomici del sole, che poi successivamente vengono riportati sulle applicazioni o su fogli di carta che fanno il giro del mondo. Oggi in un secondo, ieri in una settimana, un secolo fa, in un paio di settimane. Immaginate voi cosa accadrebbe se oggi non avremmo, noi occidentali, i tempi precisi delle preghiere ricavati dai calcoli astronomici, immessi nelle linee telefoniche per raggiungerci?
Non vi è differenza sul calcolo della posizione del sole, come non vi è differenza del calcolo sulla posizione della luna. Bisognerebbe essere abbastanza ipocriti per dire, oggi, “si accettiamo il sole ma non la luna”. Non sono entrambe creature di Iddio? Ed entrambe non obbediscono a delle orbite designate da Iddio? Ed entrambe con le loro orbite, ordinate da Iddio, non sono un mezzo per far sì che l’uomo possa compiere la sua adorazione verso il Signore dei Mondi?
I mezzi sono la condizione per cui l’’Ibadah si possa verificare.
La sharia’ah legifera questi mezzi, in modo che noi possiamo eseguire ciò che Iddio, il Magnifico, ci ha chiesto tramite i suoi comandamenti e il Suo Profeta.
I calcoli astronomici, si basano su scienza esatta, non sono approssimativi come i calcoli degli astrologi o gli osservatori delle stelle, come venivano definiti ai tempi del Profeta Muhammad, Iddio lo benedica, i maghi.
I calcoli astronomici, sono uno sviluppo della scienza divina, sono riconosciuti come un mezzo di adorazione verso Iddio, il più Sapiente; infatti, si ricavano da essi i tempi delle preghiere, il tempo della rottura del digiuno e del pasto leggero prima del digiuno, si ricava la direzione della qIblah, o si usano per imparare e seguire nuove rotte.
I sapienti odierni e la shari’ah utilizzano le nuove tecnologie per un vantaggio della ummah, come nei tempi passati si richiedeva l’avvistamento, perché la comunità musulmana era per lo più illetterata e non aveva conoscenze nell’astronomia. Ora, i calcoli sono d’aiuto per la nostra ’ibadah, perché siamo sicuri, visto il numero elevato di scienziati, l’errore è praticamente eliminato.
Il calcolo fa sì che si può sapere con anticipo quando sia il sole e sia la luna si trovano in determinate posizioni, questo deve essere sfruttato a nostro vantaggio per avere una comunità unita che segue lo stesso tempo per ogni evento della nostra religione.
Per noi occidentali che non viviamo in paesi dove l’Islam è la religione ufficiale, è un cambiamento importante, perché oltre a sapere in anticipo per organizzare i nostri riti, possiamo chiedere ai governi dei paesi dove viviamo, in tempi certi, le agevolazioni possibili che hanno tutti i cittadini che vivono con noi nelle loro festività religiose.
Infatti, il problema che ogni anno si conosceva solo all’ultimo il giorno delle nostre feste, in questo modo è eliminato. Questo, precedentemente, dava dei problemi sociali ai governi occidentali perché, ci veniva detto, non sapendo in anticipo le date che ci interessano, non si potevano organizzare i riti religiosi comuni, non si potevano chiedere le ferie al lavoro o i giorni di festa a scuola e all’università.
Ora, accettando il calcolo astronomico, possiamo iniziare a pensare di aver la possibilità di vivere appieno la nostra religione anche con le nostre festività.
Come punto di riferimento, giusto che sia, possiamo prendere il centro della nostra fede, dove ognuno di noi vorrebbe recarsi almeno una volta nella nostra vita e dove ognuno di noi si rivolge per le sue preghiere: Makkah.
Le benedizioni di Iddio siano su di voi che avete avuto la pazienza nell’ascoltarmi, il bene sia con chiunque cerchi di portare la conoscenza all’umanità, la protezione del Creatore dei mondi sia con tutti i cercatori di pace.
Chiediamo a Iddio, il Misericordioso, la benedizione per tutti i musulmani che seguono la retta via, a Lui l’Altissimo, offriamo il nostro digiuno sperando venga accettato.
Iddio il Potente, aiuti i nostri fratelli in Palestina, dona loro la forza nella fede per continuare la loro vita e aiutali a vincere il male che da anni li attanaglia nelle loro case e nelle loro terre. Rendi inermi, oh Signore dei Mondi, i distruttori di pace, gli aggressori, gli occupanti e gli arroganti che vogliono distruggere una parte della nostra Ummah e il luogo dove il nostro amato Profeta, che Tu possa preservare, ha fatto il viaggio della conoscenza sull’altra vita.
Ringrazio Iddio il Conoscitore e li Dispensatore di saggezza, della forza, della pazienza, del tempo e della conoscenza che mi è stata data per aver costruito questo messaggio di conoscenza per tutta la comunità italiana. Ogni azione positiva che chiunque possa trarne sia rivolta a Te, ogni azione negativa che ho suscitato sia rivolta a me. Ho cercato con la tua benedizione di fare il bene della nostra religione.
Tu sei l’Onnisciente e Tu, l’Altissimo, conosci tutto meglio di me e di tutti noi.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se l’argomento trattato vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi e condividete; cresceremo insieme portando la giusta conoscenza della nostra fede a chiunque ne sia interessato.
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
Il calcolo del crescente 2parte
Testo:
Il Calcolo del crescente
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, أهلا بكم (ahalan bikum) nell’angolo della cultura.Riprendiamo il complesso argomento di cui la settimana passata ne ho dato un accenno, dove ho cercato di far comprendere a tutti noi, che non è un bene per la Ummah essere divisa nell’’Ibadah, perché come detto in questo video, essa è di fondamentale importanza per la nostra fede.
Siamo alle prime ore del Ramadan, siamo pronti a compiere uno dei nostri fondamentali atti di adorazione che ci terrà impegnati per un mese, sperando che Iddio l’Onnipotente, possa accettare ogni nostro minimo sforzo per avvicinarci a ciò che Lui ci ha chiesto di compiere per la nostra salvezza.
Avete ascoltato, letto, sentito su come inizia questo mese? Siamo sicuri? Come si calcola il tempo? Quando di preciso si parte con il digiuno?
Ebbene quando inizia il Ramadan? Cosa dicono il Corano, la Sunnah e i vari testi teologici del passato e odierni?
Cercherò di dare un idea sulla questione, grazie al mufti Muhammad ‘Umar, che mi ha rilasciato l’Ijiaza sul poter divulgare la nostra religione basandomi sul Muwatta’ di Imam Malik e, con il suo aiuto e consiglio, ho cercato su altri testi del passato e del presente, ringraziando Iddio, l’Onnisciente, per questo tempo e per aver potuto comprendere le varie esposizioni in riguardo.
Noi musulmani seguiamo il calendario lunare, come viene chiaramente espresso nel Corano, surat AlBaqarah verso 189: <Ti interrogheranno sulle nuove lune. Dì: “Sono il mezzo per il tempo e per il grande pellegrinaggio.”>. Il significato della parte del versetto riportata è quello che i cicli delle lune determinano lo scorrere del tempo e il periodo per fare il pellegrinaggio a Makkah. Specialmente nella prima parte si indica che osservando le lune si determinano i cicli delle stagioni e del tempo per l’uomo, per questo motivo è consigliato seguire ai musulmani il calendario lunare. Vi è un altro versetto ancora più esplicito che fa riferimento a questo, si trova in surat Yunus, verso 5: ”Egli ha fatto del sole uno splendore e della luna una luce, Egli ne ha determinato le fasi affinché conosciate il numero degli anni e il calcolo”.
Il tempo e il suo susseguirsi è importante per i musulmani, è un mezzo creato da Iddio l’Altissimo, per dare la possibilità ai credenti di gestire il percorso della propria vita, come detto nel versetto precedente. Noi musulmani basiamo il nostro culto sul tempo, seguirlo è già una benedizione che Iddio, il Misericorde, ci concede.
Le preghiere vengono compiute in tempi precisi, il pellegrinaggio viene compiuto nel tempo giusto e il mese di Ramadan deve iniziare nel giusto periodo, con il digiuno che deve essere compiuto nel tempo prefissato. Per questo l’avvistamento della luna diventa fondamentale.
Teologicamente il Ramadan inizia quando viene avvistata la nuova luna del nono mese del calendario musulmano.
Infatti, in tutti i paesi musulmani, era norma riunirsi il 29 del mese dello Shabaan, per vedere se nel cielo la luna era visibile, altrimenti si aspettava il trentesimo giorno per dare inizio al Ramadan o terminarlo. Questo passaggio è detto “Notte del dubbio”, proprio perché non si aveva certezza su cosa fare.
Su questa tesi non vi è discordanza nei quattro madhahib e in tutto l’Islam classico.
I sapienti di questo periodo non accettavano altra prova che non sia quella del crescente o quella dei 30 giorni. Il calcolo basato sull’avvistamento delle stelle è stato e, per certi versi, lo è tutt’ora, considerato un applicazione non perseguibile.
A sostegno di tale scelta, tutti gli studiosi hanno riportato delle prove ben specifiche, contrariamente a ciò che gli osservatori delle stelle del periodo potessero portare: il Corano, la Sunnah, il consenso dei giuristi, ossia l’Ijima e il significato della parola hilal.
Il versetto principale che nel Corano identifica tale linea è in surat AlBaqarah versetto 185: “Il Corano, guida per le genti e prova di condotta e di discernimento; è stato inviato nel mese di Ramadan. Chiunque di voi lo testimonia (lo vede), digiuni.”
Nella Sunnah invece la conferma, viene data da numerosissimi ahadith tra i quali quelli di ibn ‘Umar, che ha un’ampia raccolta su questo argomento e che ha la connessione più vicina al Profeta, che Iddio lo preservi, l’hadith narra: < venne chiesto al Profeta, la pace sia su di lui, sul digiuno del mese di Ramadan, ed egli rispose: “Non digiunare finché non vedi il crescente e non rompere il digiuno, fino a che non lo rivedi e, se è nuvoloso, allora completa il periodo di trenta”.
Entrambi i casi danno la conferma del consenso di tutti i giuristi su come iniziare o terminare il mese sacro.
Viene considerato anche il termine hilal, il quale uno dei suoi significati è vedere la luce, qualcosa di nuovo splendente o facilmente visibile nell’oscurità. Tale splendore è messo in relazione con la capacità dell’occhio umano di vedere la luce. In più, hilal è riferito alla luna per i suoi primi giorni, successivamente essa prende il nome di qamar – قمر. Ma hilal ha anche un altro significato, ve ne accenerò più avanti.
Queste ragioni hanno sempre convinto gli studiosi che non vi erano altri metodi sicuri per poter dare la conferma dell’avvistamento e, i calcoli degli osservatori delle stelle, non davano certezze, tanto più, che il Profeta, la pace sia su di lui, affermava che la comunità dell’epoca era illetterata, non scriveva e non faceva calcoli.
Nei periodi successivi alla rivelazione, sapienti come AnNawawi, affermarono che, se anche qualche calcolo sarebbe stato accettato, era impossibile che la comunità venisse a sapere in tempo dell’avvistamento, in quanto questi erano solo a disposizione dei circoli intellettuali e nelle grandi città, mentre nei villaggi, nelle campagne e nelle città di periferia, non si aveva questa facoltà; quindi, il popolo basava il riconoscimento dell’hilal solo con l’avvistamento, l’unico mezzo accettabile.
Il Profeta, che Iddio lo benedica nella sua immensa saggezza, esponeva tale situazione anche perché, in quei periodi storici dell’Arabia, si faceva molto ricorso agli astrologi per tutto ciò che riguardava la vita delle persone, soprattutto per determinare il futuro, cosa altamente proibita nell’Islam.
Infatti, un suo detto riportato dal Muslim e da AlBukhari dice: “Colui che ha chiesto ad un osservatore delle stelle sull’invisibile, non vedrà accettate le sue preghiere da Iddio l’Altissimo per 40 giorni”. Gli osservatori delle stelle, a cui si chiedeva informazioni, il mondo dell’astrologia era considerato illecito. L’astronomia, quella scienza che studia i movimenti degli astri, ancora non esisteva, quindi il riferimento ai calcoli era per gli osservatori delle stelle, i vari maghi e astrologi che commettevano il peccato del leggere l’invisibile.
Prova di questo, sta in alcuni detti del califfo ‘Umar alKhattab, che diceva ai suoi di osservare le stelle solo per orientarsi nei viaggi in terra e in mare e per nessun’altra cosa.
È doveroso fare questa distinzione, l’Islam non ammette ignoranza e caos, Iddio l’Altissimo, ha esortato alla conoscenza; quindi, nell’esporre e studiare le tematiche religiose, bisogna essere chiari e precisi.
Ho cercato di rendere semplice l’enorme mole di testi e studi che esistono su questo tema, ed una cosa che deve essere chiara è che le certezze, le prove e i mezzi per far sì che il nostro culto possa avvenire sono ben distinte e legiferate e, nel tempo, come è sempre accaduto all’islam, si evolvono perché la conoscenza aumenta e le sue applicazioni migliorano, senza però, che vi siano innovazioni nella religione.
L’’ibadah, come visto, è strettamente legata al tempo, di conseguenza l’avvistamento della luna, non è una condizione per far verificare il culto, ma un mezzo per far sì che ciò si compia, una certezza della condizione. Cosa significa?
Le condizioni perché si possa verificare il culto del mese del Ramadan, ossia sapere quando esso inizia in modo da poter digiunare, sono che bisogna vedere l’hilal e che il mese dello Shabaan duri al massimo 30 giorni. Condizioni, tra l’altro che si escludono a vicenda: si verifica o una o l’altra. Ciò conferma che per verificare la prima condizione bisogna vedere la luna, per verificare la seconda condizione bisogna che trascorrano 30 giorni.
Per l’inizio del mese del pellegrinaggio e quindi contare i dieci giorni successivi in cui si compiranno i riti dell’Hajj e per l’inizio del mese di Ramadan, si deve verificare una delle due condizioni sopra citate.
Ossia avere la certezza che si possa applicare il culto di questi importanti eventi dell’Islam, si deve verificare o che si scorga la luna o che passino i 30 giorni del mese precedente.
Se per verificare tali condizioni si può applicare un altro mezzo, oltre all’avvistamento, che può essere quello del passare del tempo, come visto, l’inizio del Ramadan o dell’Hajj si verifica lo stesso.
Sappiamo dalla sunnah che, se non si vede la luna il ventinovesimo giorno si dovrà completare il trentesimo e poi, si passerà al mese successivo; quindi, la condizione che si deve vedere la luna per compiere il passaggio al mese successivo in questo caso non è richiesta, perché per il calcolo delle orbite che sono anche designate nel Corano, infatti in surat AlAnbya, versetto 33: “Egli ha creato il giorno e la notte, il sole e la luna, ciascuno mutante entro un orbita”, viene confermato, perciò, la luna è assolutamente nel cielo, anche se non la si vede. Mai nessuno, in questo caso, poi, ha mai controllato dove essa sia il trentesimo giorno.
Questo esempio anche se un po’ complesso nello spiegare, è stato fatto per confermare che l’avvistamento del crescente, non è la certezza ma un mezzo per ottenere la conoscenza dell’inizio del mese.
Entrambi sono dei mezzi per far sì che l’adorazione possa avvenire come Iddio ci ha richiesto e, i sapienti, sono tutti d’accordo nell’accettare tali verità, si dice di solito “vi è Ijima nel fiqh tra i sapienti”, i quali, confermano, che molti compagni usavano contare i 30 giorni per il digiuno, come riferiva quasi sempre ibn ‘Umar nei suoi racconti: egli riportava che ‘Umar alKhattab, suo padre il secondo califfo, ‘Aisha, la moglie del profeta e molti compagni, eseguivano il conteggio della luna durante il mese del Ramadan, per avere certezza della sua fine.
A conferma che anche il passare del tempo, come l’avvistamento del crescente, sono un mezzo per far partire il culto e non sono una condizione essenziale.
Tra l’altro in quel periodo l’avvistamento e il passare del tempo, erano gli unici mezzi che la comunità aveva per conoscere la lunghezza del mese, per questo il Profeta, che Iddio lo benedica, negò i calcoli nell’hadith citato precedentemente: “noi siamo una comunità illetterata, che non scrive e non fa calcoli”. Non vi erano le possibilità ancora per ottenere ciò che gli avevano chiesto e, per evitare che le genti commettessero il peccato di rivolgersi agli astrologi, parlò in quel modo.
In questo modesto video ho cercato di far comprendere nelle mia capacità che devo solo a Iddio, come i sapienti dell’età classica e come i musulmani per secoli hanno cercato di seguire l’’Ibadah legata al Ramadan e al tempo che è di nostro Signore l’Altissimo.
Chiedo con umiltà perdono per la confusione che posso arrecare e per qualche errore che ogni essere umano può compiere, di ciò me ne scuso con voi e con Iddio il Perdonatore.
La prossima settimana, il prossimo video dell’angolo della cultura, sarà ancora dedicato a questo argomento, alla parte finale di questa complessa conoscenza, la parte di cui oggi si discute e purtroppo provoca dissapori nella Ummah. Meglio avere una conoscenza completa in modo da farsi una idea su come la shari’ah legifera e si evolve, sempre senza cadere nell’innovazione, nella sedizione e corruzione, che spesso purtroppo continua ad esserci nella nostra comunità.
Le benedizioni di Iddio siano su di voi che avete avuto la pazienza nell’ascoltarmi, il bene sia con chiunque cerchi di portare la conoscenza all’umanità, la protezione del Creatore dei mondi sia con tutti i cercatori di pace.
Possa Iddio facilitare i nostri digiuni ed accettare il sacrificio che facciamo per sua adorazione, Unico e nessun altro che Lui. A Lui chiediamo di donarci forza e tranquillità in questo mese sacro.
Iddio l’Altissimo protegga i musulmani nel mondo che soffrono per cause non dovute a loro, possa Iddio l’Immenso donare pace ai nostri amati fratelli Palestinesi e far sì che il mese di Ramadan doni a loro la vittoria della fede e della vita su tutti coloro che cercano di molestare, violentare, denigrare la nostra religione, colpendo Gaza e tutta la Palestina. Iddio è il più Grande e nessuno può ostentare potenza se non Lui.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se l’argomento trattato vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi e condividete; cresceremo insieme portando la giusta conoscenza della nostra fede a chiunque ne sia interessato.
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
Il calcolo del crescente 1parte
Testo:
Il Calcolo del crescente
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, أهلا بكم (ahalan bikum) nell’angolo della cultura.
Si avvicina Ramadan, il mese sacro per tutti noi, il mese che cambia le nostre vite e dalle difficoltà iniziali si finisce a sentirne la mancanza una volta terminato.
È il mese del digiuno che ogni musulmano che può eseguire la preghiera ed essere in buono stato di salute può compiere. Digiuno che non è solo il non mangiare e bere, ma un insieme di atti che ci portano a migliorare noi stessi. A Iddio piacendo.
Moltissime informazioni sul mese di Ramadan, sugli atti principali del musulmano, di come si festeggia nei paesi musulmani e in Italia, tra residenti di origine straniera e soprattutto, tra gli italiani che hanno accettato l’Islam, con dieci racconti di altrettanti italiani nel loro vissuto giornaliero del mese sacro, lo trovate nel mio libro pubblicato su Amazon: “Sì, il Ramadan è per gli italiani”.
Trovate alla fine del testo il link al video su questo canale, dove parlo del contenuto e do le indicazioni per acquistarlo.
Grazie in anticipo a chi vorrà comprarlo e leggerlo. Magari se mi fate sapere cosa ne pensate, se l’avete apprezzato e cosa vorreste sapere in più, ve ne sarei grato.
Il testo che state leggendo, non avrà come argomento principale gli atti, i tempi, i modi e tutto ciò che riguarda il trascorrere del mese sacro, tutto è nel mio libro, ma cercherò di esporre come si riesce a comprendere quando questo mese inizia.
Ogni anno assistiamo, per una settimana, alla solita questione del primo giorno del Ramadan: chi dice che l’inizio del mese è possibile saperlo facendo riferimento ai calcoli astronomici e chi invece, dice che l’inizio del mese si può calcolare solo osservando il crescente lunare, in arabo detto “hilal – هلال”.
Prima di approfondire, vorrei invece esprimermi su una polemica che per me, non ha nessun senso di esistere, tanto meno quello religioso. Questa riguarda una diatriba che di musulmano non ha assolutamente nulla, anzi è dovuta a chi ha occupato le terre musulmane nell’ultimo secolo, influenzando le popolazioni e i governanti, a tal punto da dividerci anche su uno dei pilastri della nostra fede: il digiuno. Ci sono quelli che dicono che per sapere l’inizio del Ramadan: “Bisogna seguire l’Arabia Saudita, perché di loro ci si può fidare.” e quelli che dicono: “No, no, seguiamo il Maghreb, perché sono più vicini a noi.”
Io trovo questo veramente deprimente e poco serio, da parte di una comunità che è andata oltre le quattro mura di casa e che si sta allargando, diventando quella per cui tutto è nato: una grande famiglia di tutto il mondo dove i confini e le etnie non hanno nessuna importanza.
Durante l’inizio e il continuo del regno musulmano, sia il Profeta, la pace di Iddio sia con lui, sia i primi quattro grandi califfi, sia le due grandi famiglie che hanno regnato formando il più grande impero che il mondo abbia mai visto e sia l’ultimo califfato, che è arrivato ai primi del XX secolo, non hanno mai considerato un confine come limite e superiorità, un etnia migliore all’altra, in special modo per gli affari religiosi.
Mai c’è stato un gruppo di musulmani che abbia preso il potere considerando la propria espressione religiosa migliore di tutte le altre intorno. Tutto questo è accaduto quando la corruzione del colonialismo è piombata sulle terre musulmane e vedendo che erano di non facile conquista, hanno spinto sull’arroganza dell’ignorante, sulla povertà d’animo di coloro che non erano in grado di evolversi o prendendo in giro e approfittando della bontà nell’accogliere, per mettere una tribù contro l’altra, una famiglia contro l’altra, un fratello contro un altro.
Da questo momento in poi, il mondo unito e potente dei musulmani è andato via via perdendo forza e riducendosi a quello che oggi viene chiamato terzo mondo, quando fino a solo 150 anni fa, è stato il fulcro di un avanguardia che gli altri hanno osservato con invidia, hanno cercato di carpirne i segreti per attuarli nella propria società.
Lasciate perdere la propaganda occidentale, vi dico solo che, se non ci fossero stati i matematici musulmani arabi e persiani, oggi ancora si sarebbero scritti i numeri con le lettere e non si poteva avere il concetto dello zero; se non ci fossero stati i poeti e gli intellettuali musulmani, molti dei antichi manoscritti greci, persiani, romani, orientali e bizantini, non avremmo mai potuto avere il piacere di leggerli e studiarli; se non ci fossero stati gli alchimisti persiani e arabi, oggi ancora si brancolava nel buio della chimica e della medicina; se i cartografi di fede musulmana non avessero disegnato tutte le terre sino a quel tempo conosciute, oggi ancora si credeva che l’Europa fosse più grande dell’Africa e dell’Asia e fosse al centro del globo. Ed è inutile che molti contesteranno tali affermazioni, lo fanno perché non avendo cultura non riescono neanche a capire di cosa io stia parlando. Ne è la riprova che, se si chiede se accettassero i numeri arabi nella società mondiale, questi ne negherebbero la loro approvazione.
Proprio questo pensiero ha portato a tale risultato, a far credere l’inverosimile ad alcuni e a subire l’involuzione ad altri.
L’involuzione del colonialismo europeo, voluta nelle regioni dove l’Islam dominava, che ha portato la grande famiglia musulmana a disunirsi ed essere considerata nullità. Questa involuzione ha fatto nascere la creazione di quei confini scritti con la penna che hanno fatto sì, che la Ummah, si sia persa subendo il processo di secolarizzazione capitalista che sta distruggendo la sua unità.
Distruzione che è avvenuta, convincendo i popoli musulmani a disunirsi e formare dei paesi, delle nazioni, di cui prima non vi era l’esistenza, non vi era nessuna necessità di questa esigenza, perché l’Islam, se non lo sapete, non ha il concetto di tante nazioni ma di una e unica, non ha il concetto di etnia e tanto meno di colore della pelle, ma di una e unica comunità. Cosa che al colonialismo europeo non piaceva.
Perciò oggi, si continua a litigare su alcuni argomenti che prima non esistevano nella Ummah, tra questi quello di dare ragione ad uno o all’altro governo su alcune regole dell’Islam, tra cui il decidere quando inizia il mese sacro.
Cosa che per la sharia’ah è completamente errato. Non è concepibile che un paese dichiari l’inizio del mese mentre un altro lo afferma un altro giorno. La sharia’ah proibisce che una parte della comunità digiuni e l’altra parte festeggi la fine del digiuno, la sharia’ah proibisce che nella stessa comunità ci siano due tempistiche differenti di eseguire l’’ibadah. Il Profeta, Iddio lo preservi, nella sua immensa saggezza e conoscenza della legge divina, ha ripetuto innumerevoli volte di essere uniti e non dividerci per le cose minime come per le cose grandi. Egli affermava che, quando viene presa una decisione per la comunità, tutti devono rispettarla, in ogni luogo dove l’autorità religiosa islamica arriva.
Tale accettazione eviterebbe inutili contestazioni e discussioni che creano sedizione, conflitti e peccato all’interno della comunità. Questo l’Islam lo nega fermamente.
Vedere ogni anno la Ummah che si divide nel seguire o l’Arabia Saudita, o il Marocco, o un altro paese dall’altra parte del mondo, è talmente un innovazione, che probabilmente commetteremmo il peccato di digiunare un giorno che non dovremmo farlo e di mangiare un giorno che dovremmo digiunare. Possibile peccato che noi fedeli non sappiamo neanche di compiere, visto l’arroganza di alcuni che dovrebbero guidare l’intera comunità con le loro decisioni e ci costringono a seguire le loro direttive, non curandosi dell’unità della Ummah, che è il principio fondamentale del nostro credo.
Tutto ciò deve finire, soprattutto da parte di quelle élite governative e i loro sudditi e popoli, che spinte dalla corruzione occidentale, hanno dimenticato l’unicità di Iddio e del suo culto a favore dell’arroganza, innovazione e corruzione, imposta da chi vuole dividerci e cerca la secolarizzazione della nostra fede e l’abbandono della religione come regola della società e concetto di vita.
Questo è un peso che volevo togliermi di dosso e mi son permesso di raccontarlo con l’assoluta convinzione di non voler porre divisione ma chiarimenti e consapevolezza.
Il Profeta diceva apertamente che è bene sì, collaborare e stringere rapporti con altre popolazioni, ma non imitarle nella loro fede e credenza.
É inconcepibile che molti dei nostri sapienti neghino azioni a noi musulmani nella vita giornaliera poi, non curandosi dell’unità della Ummah, che è il principio fondamentale del nostro credo, imitano altri sostenendo l’arroganza del comando e della superiorità di sé stessi sugli altri.
Peccato su peccato. Ecco perché la Ummah oggi, come Il Messaggero di Iddio raccontava, è alla mercè di altri e non riesce ad essere unita per difendere sé stessa.
Concludo questa prima parte sull’argomento che riguarda il tempo e il modo che si applica per conoscere l’inizio e la fine del mese sacro. È un argomento vasto che necessita di più tempo, anche perché si intrecciano innumerevoli altri segmenti della nostra fede che è bene enunciare, dato che spesso ce ne dimentichiamo.
Il prossimo venerdì, nel prossimo video dell’angolo della cultura, vi esporrò il perché viene usato il mezzo del crescente per riconoscere il nuovo mese, con tutte le affermazioni dei sapienti e se Iddio vorrà, cercherò di esporre come, negli ultimi decenni si stia evolvendo verso un mezzo che potrebbe ancora di più, far crescere la nostra fede e la sua comprensione a coloro lontani dalla retta via che apre il cuore all’Islam.
Conosceremo il significato dei versetti che legiferano per l’avvistamento della luna, vi esporrò cosa i compagni del Profeta, la pace di Iddio sia con lui, hanno riportato a riguardo, l’Ijima dei giuristi nel fiqh, il significato del termine hilal e il calcolo usato per conoscere la posizione della luna. Se Iddio vorrà.
Le benedizioni di Iddio siano su di voi che avete avuto la pazienza nell’ascoltarmi, il bene sia con chiunque cerchi di portare la conoscenza all’umanità, la protezione del Creatore dei mondi sia con tutti i cercatori di pace.
Possa Iddio il Supremo illuminare i nostri sapienti nella retta via e guidare tutti noi alla conoscenza giusta dell’Islam che il profeta Muhammad, Iddio lo benedica, ci ha lasciato.
Chiediamo a Iddio il Signore dei Mondi di facilitare le nostre vite e renderci forti davanti alle tentazioni in modo da superarle senza cadere nel peccato. Facilita o Signore, i nostri sacrifici e le nostre adorazioni in preparazione per il mese benedetto dove Tu ci hai donato il Tuo libro sacro.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se l’argomento trattato vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi e condividete; cresceremo insieme portando la giusta conoscenza della nostra fede a chiunque ne sia interessato.
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
L'Adorazione il Culto
Testo:
L’Adorazione, il Culto
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, مرحبا بكم – mahraban bikum, welcome to all nell’angolo della cultura.
Dopo aver dato la definizione dei concetti basi che riguarda la religione di noi musulmani ed esposto il significato di Islàm e ‘Aqìdah con i princìpi fondamentali, bisogna comprendere un altro concetto che è di fondamentale importanza per noi musulmani che è espresso nella parola araba ‘Ibadah: عبادة.0
Il termine deriva dal verbo trilitterale عبد, che traslitterato in italiano prende il significato di adorare e di conseguenza, ‘Ibadah può essere letto come adorazione o più semplicemente culto.
Culto che per il musulmano è verso Iddio unico, la sua adorazione non è altro che il completo abbandono con fiducia e amore a Iddio l’Altissimo, come già raccontato nel video che riguarda tale argomento, ed è espresso nei versetti del Corano, tra i quali quelli di surat “Gli Armenti”, surat numero 6, versetti 162 e 163: <Dì: “Certo la mia preghiera, i miei atti di devozione, la mia vita e la mia morte sono di Iddio, Signore dei Mondi. A Lui nessuno associato. Ecco ciò che mi è stato ordinato ed io sono il primo dei musulmani”>
Compiere una buona adorazione, un buon culto, significa guadagnarsi la salvezza per il resto della vita futura.
Per questo, il culto comprende ogni azione che il musulmano compie durante la vita, non solo quella religiosa, ma anche quella non religiosa, di ogni giorno. Concetto completamente diverso da quello che le altre religioni propongono di culto. Infatti, i non musulmani, vedono il culto, l’adorazione, come un atto religioso che si compie solo ed esclusivamente durante le azioni che riguardano la religione, come le preghiere, partecipare alle funzioni, alle feste religiose e via discorrendo, ma che non hanno nulla a che fare con ciò che accade nella vita giornaliera. La religione qui, è vista come una cosa privata, solo ed esclusivamente a uso personale.
Nettamente altro per i musulmani. L’adorazione, verso Iddio, è ogni singola azione che il credente compie durante tutta la sua vita. L’adorazione è rispettare i princìpi dell’Islàm e dell’’Aqìdah, che sono la base del culto musulmano, come più volte viene citato nel Corano e dal profeta Muhammad, che Iddio lo benedica, ma è anche tutto ciò che ogni credente giornalmente compie.
Il Profeta, le nostre preghiere siano per lui, disse che la fede è uno dei settanta rami dell’adorazione, il più importante, ma i rimanenti rami, fanno parte di quell’adorazione che il fedele compie nel suo mondo.
Del culto fa parte sapersi comportare con gli altri, aiutare soprattutto chi non si conosce, sorridere alle persone, trattare bene chiunque incontriamo, spendere i nostri soldi per il bene altrui e proprio, fare bene il proprio lavoro e soprattutto pagare chi lo fa per noi.
Il Messaggero di Iddio disse ai suoi compagni, che chi fa bene il suo lavoro e a fine giornata torna a casa soddisfatto e stanco per ciò che ha fatto, sempre nel rispetto delle leggi e della decenza musulmana, avrà i peccati cancellati.
Ogni cosa fatta nel nome di Iddio è un adorazione, anche il mangiare e portare rispetto a chi ha procurato e cucinato il cibo. Non dimenticandosi di chi non ne ha abbastanza.
Anche lo studio è considerato adorazione. Nell’episodio del mio podcast “il podcast di Raffaello Villani”, ne parlo ampliamente. Il Sigillo dei profeti disse ai suoi compagni che, un’ora usata nella ricerca della conoscenza fatta per amore di Iddio, vale più di 70 anni di preghiere.
Persino fare l’amore con il proprio marito o la propria moglie è un adorazione. In un hadith, il Giusto tra gli uomini racconta ai compagni, che anche fare l’amore con il proprio partner è adorare Iddio. Essi sorpresi gli chiesero come ciò poteva accadere, ed egli rispose con una similitudine, dicendogli che, se avessero compiuto qualcosa di errato, illecito per soddisfare i propri piaceri sarebbero stati puniti? Loro annuirono e il Profeta continuando nella sua similitudine disse: “Se fate qualcosa che soddisfa i vostri desideri in modo lecito, sarete di conseguenza premiati!”
L’adorazione per un musulmano, come visto anche dalle parabole dell’ultimo Profeta mandato da Iddio, non è solo un fatto religioso, o intimo, dedicato alla sfera personale, ma comprende ogni cosa, ecco perché l’Islàm ha legiferato su tutto.
Per questo motivo ogni musulmano per essere sicuro che ogni sua azione quotidiana sia un atto di ‘ibadah, si rivolge ad un professore, un sapiente, uno studioso della religione, per avere certezza che nulla sia compiuto illecitamente.
A questo servono i pilastri dell’Islàm e dell’Iman, princìpi di base applicati alla vita reale, che servono a guidare nell’’ibadah la vita intera di un credente.
Adorazione che può essere compiuta con il cuore, con le parole, con l’aiuto, con il guidare e ricompensare chi non ha, con l’istruire e l’insegnare chi necessita di sapere, con ogni mezzo e atto in possesso dell’uomo e della donna. Compiere l’adorazione, per i musulmani è avvicinarsi a Iddio, aumentare il legame con chi lo ha creato; l’adorazione è la ricerca del perdono e del pentimento che porterà il credente a ricevere la misericordia di Iddio e il suo perdono; l’adorazione motiva il musulmano a compere il bene, a cercare di migliorare sé stesso e la comunità in cui vive; l’adorazione rafforza la cooperazione tra i musulmani stessi di qualunque parte del mondo e di qualunque etnia, perché hanno una cosa in comune che è la religione e il loro completo abbandono al Creatore del mondo, tutti allo stesso modo.
Il culto nell’Islam da parte del musulmano, fa sì che il credente sprigioni forza e costanza nei suoi atti, che lo avvicineranno a Iddio e lo terranno al riparo dal cadere nel peccato. Forza e costanza che lo manterranno nella giusta direzione, sosterrà la giustizia, la tolleranza, la misericordia e gentilezza verso gli altri, l’aiuto e la sicurezza per la comunità dove vive. L’’ibadah darà lo stimolo al musulmano di costruire una società stabile ed equilibrata, rispettando i valori dell’Islàm.
Lo scopo dell’adorazione del credente verso Iddio l’Altissimo è espressa bene in un hadith narrato dal alBukhari: Il Profeta, che Iddio doni a lui le sue benedizioni, chiese a Mu’adh ibn Jabal: “Sai quale è il diritto di Iddio sui suoi credenti?”, Mu’adh rispose: “Iddio e il Suo Messaggero lo sanno meglio”. Il Profeta controbatté: “Il diritto di Iddio sui suoi credenti e che adorino solo Lui senza associargli null’altro”.
Poi, dopo qualche minuto si rivolse di nuovo al compagno e chiese: “Oh Mu’adh, sai quali sono i diritti dei credenti su Iddio, quando fanno ciò che Egli gli chiede?”. Mu’adh ripeté la stessa risposta precedente. Il Messaggero allora disse: “I diritti dei credenti verso Iddio sono che Egli li perdoni”.
Questo è l’obbiettivo principale del musulmano, compiacere Iddio e meritarsi la vita futura senza temere ciò che gli accadrà, perché ogni cosa è una prova che servirà a testare la propria adorazione.
Applicarsi nel culto, insegna ad abbandonarsi all’amore verso Iddio temendolo nel giusto e rispettandone i suoi obblighi, certi che avendo compiuto il meglio, ognuno verrà ricompensato a seconda della sua completa adorazione verso il suo Creatore.
Le benedizioni di Iddio siano su di voi che avete avuto la pazienza nell’ascoltarmi, il bene sia con chiunque cerchi di portare la conoscenza all’umanità, la protezione del Creatore dei mondi sia con tutti i cercatori di pace.
Iddio, il Misericorde purifichi i nostri cuori, ci guidi sulla strada del Paradiso, e perdoni i nostri peccati.
Iddio l’Assoluto, il Magnifico, il più Grande protegga chiunque non riesce a farlo da solo.
Iddio il Sovrano dei mondi protegga le terre dei musulmani e le loro famiglie dagli arroganti e oppressori che vogliono sovvertire l’ordine della creazione.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se l’argomento trattato vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi e condividete; cresceremo insieme portando la giusta conoscenza della nostra fede a chiunque ne sia interessato.
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
Le cinque disposizioni
Testo:
Le cinque disposizioni
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, مرحبا بكم – mahraban bikum, welcome to all nell’angolo della cultura.
Tra le prime parole che si imparano nel mondo musulmano da parte dei ritornati all’Islàm, vi sono sempre i termini halaal حلال, e haraam حرام, scritti in arabo con le lettere ح ل ا ل per halaal e con le lettere ح را م per la parola haraam. Il loro significato, comunemente, è tradotto in italiano in: permesso per halaal e proibito per haraam. Termini usati, quasi sempre, in maniera inappropriata e senza criterio, da persone che predicano non la religione ma oscurantismo e obbligo. Cose che con l’Islàm non hanno nulla a che vedere.
Nella creazione di Iddio, il Supremo, non esiste solo l’haraam o solo l’halaal, chi afferma questo è solo uno dei tanti estremisti che ha imparato da YouTube quelle poche cose che lui crede legge, ma invece lo fuorviano dall’Islàm.
Prima di tutto bisogna comprendere il significato di halaal e haraam. La prima parola, halaal, deriva dalla radice “halal – حلل”, scritto con le lettere ح ل ل, la quale, radice, significa “sciogliere – analizzare – slacciare”. Correttamente, alla luce di questo significato, la parola derivante, ossia halaal, va tradotta in italiano con “lecito”, e sta a indicare ogni cosa che è permessa nel mondo musulmano, che varia dal comportamento al cibo.
Per questo, halaal, è comportarsi bene secondo le norme e le leggi del Corano, per esempio, fare la beneficenza è halaal, rispettare gli altri e la natura che ci circonda è halaal, rispettare la famiglia, il partner e i figli è halaal, rispettare le persone che ci circondano è halaal, e così via.
Halaal è anche essere gentile, aiutare il prossimo chiunque esso sia, halaal è essere d’aiuto per il bene della propria società, halaal è fare un lavoro onesto e nella maniera corretta senza corrompere o essere corrotto, halaal è difendere la propria famiglia; ma halaal è anche non compiere azioni in mala fede e non compiere azioni illegali, halaal è vietarsi il fumo, le droghe, l’alcool, il maiale e tutti i suoi derivati, halaal è costringersi a non parlare male, è costringersi a non commettere adulterio. È tutto ciò che facciamo per migliorare noi stessi, ossia lo sforzo maggiore che è quello che il nostro Profeta, che Iddio lo benedica, ci ha consigliato di fare.
Naturalmente, se qualcosa è lecita, permessa, ci sarà qualcosa che sarà vietata. E appunto il termine haraam è l’esatto contrario di halaal, ossia “illecito”. Significa proibito, e deriva dal verbo tri letterale “haram – حرم”, scritto con le lettere ح ر م.
Compresi i significati di questi termini, bisogna affermare, come ho accennato all’inizio che nell’Islàm, non esiste solo haraam e halaal, ma vi sono delle sfumature da tenere in considerazione che servono al credente per avere un migliore rapporto con la legge divina.
Tutto questo lo troviamo enunciato nella dottrina islamica, ed è importante, per un musulmano, avere almeno una minima comprensione della stessa; dove egli non riuscisse a farlo è bene che cerchi la comprensione con chi questa l’ha studiata e può dare dei consigli, degli avvisi, delle spiegazioni sui dubbi e perplessità che attanagliano il credente.
Queste sfumature hanno una giurisprudenza specifica che indica vari livelli di accettazione o negazione a partire dal lecito per terminare all’illecito. Questo tipo di sfumature in arabo sono dette الأحكام الخمسة alhakam alKhamsa, ossia le “cinque disposizioni o sentenze”.
Tra lecito e l’illecito vi troviamo “doveroso”, il “raccomandato”, l'”indifferente” e il “riprovevole”. Ricordo che nulla, nell’Islàm è dato per scontato e nulla è ben tracciato in precisi confini.
L’Islàm, lo dico per i non musulmani, non è quel blocco unico invalicabile e impenetrabile che la società occidentale rappresenta nella sua falsa propaganda.
Questi video, se vengono seguiti senza preconcetti, paletti e ostilità, nella loro semplicità, almeno spero lo siano, sono stati studiati e diretti proprio per essere compresi sia da noi musulmani ma, soprattutto, da tutti voi che non vi siete mai riportati all’Islàm se non con le bugie dei media occidentali.
Quale migliore esempio di un italiano, da generazioni vivente in Italia, con la cultura radicata nella terra di origine ed estremo difensore della propria tradizione, che cerca nella lingua natia e di semplice spiegazione, di far intendere cosa realmente sia l’Islàm e cosa sono i musulmani.
Per essere cittadini del mondo e sentirsi parte integrante di tutto ciò che ci circonda, bisogna conoscersi e frequentarsi. Chi meglio lo può fare se non chi vive realmente la realtà che racconta? Non certo un semplice giornalista che non è libero di scrivere o dire ciò che pensa e vive, per paura di non essere pagato a fine giornata.
Per conoscere noi musulmani, anche per farvi un idea da poter criticare, però dopo avere saputo la realtà e non la finzione, guardate i miei video e seguite il mio canale, condividete quello che state vedendo, magari qualcuno potrà aiutarvi nelle vostre critiche o potrà apprezzare meglio chi vive nel suo vicinato.
Seguire un pensiero per capirne i pregi e i difetti non è illecito, anzi è molto più che lecito, è doveroso farlo. Criticare senza conoscere è riprovevole!
Ho fatto un esempio, come l’Islàm e la sua dottrina può essere ben esportata nel nostro comune vivere, nella frase precedente, siamo passati dall’halaal al wajib al makruh: dal lecito, al doveroso farlo al riprovevole. Questi, appena ripetuti, sono alcuni termini che ritroviamo nella giurisprudenza delle cinque disposizioni che specificano e fissano gli atti che vanno dal lecito all’illecito.
Le cinque disposizioni sono:
1- فرض = fard o واجب = wajib: obbligatorio o doveroso. Con questo termine si indica ogni azione cui si è obbligati a svolgere. L’obbligo è dato da un testo di sicura provenienza divina.
Gli obblighi si dividono in due sottocategorie dette doveri. Essi sono:
- i doveri individuali, in arabo wajib al’ayn الواجب الع ossia quegli obblighi cui sono soggetti gli individui singoli come, per esempio, le preghiere, il digiuno del Ramadan, la testimonianza di fede, etc.;
- i doveri collettivi, in arabo wajib alKhifayiyu الواجب الكفائي ossia gli obblighi a cui deve assolvere la comunità, come può essere la preghiera per il morto, la guerra, il salvataggio di qualcuno etc.
2- مستحب = mustahabb o مندوب = mandub: raccomandato, consigliato, auspicabile. La seconda disposizione indica che l’azione è raccomandata, auspicabile e che è un bene compierla. Se l’azione viene compiuta, si riceverà una ricompensa. Ma non si è passibili di punizione se non si compie l’azione.
Per esempio, è mandub fare le preghiere supererogatorie, come il witr, o fare i digiuni fuori Ramadan, oppure piantare alberi, fare carità, perdonare le persone, salutare le persone, essere nella pulizia, imparare il Corano.
Queste azioni mustahabb o mandub possono essere raccomandate, fortemente raccomandate o desiderabili.
3- مباح = mubah o حلال halaal: permesso, neutrale, lecito. Questa voce è quella che si applica alla maggior parte delle azioni islamiche, esse sono permesse sino a quando non violano la legge divina.
Le azioni vengono lasciate al libero arbitrio dell’uomo, alla decisione del credente, esse non hanno né ricompensa e né punizione, ma se una di queste viene compiuta per compiacere Iddio l’Altissimo, acquista grande ricompensa, se invece porta volontariamente a compere un azione non consona, essa porta alla punizione.
Esempi di azioni halaal o mubah sono le ricette, il cibo, la tecnologia, l’abbigliamento, scelta di sistemi sanitari, sistemi di sicurezza, sistemi educativi, sistemi politici e via discorrendo.
4- مكروه = makruh: sconsigliato. Questa categoria implica un atto che, se si compie, non comporta punizione, ma chi lo evita avrà una ricompensa. Queste azioni non vengono consigliate al credente. Le azioni sconsigliate nella dottrina islamica possono essere مكروه تنزيها makruh tanzihan, ossia leggermente sconsigliate, oppure مكروه تحريمًا makruh tahriman, ossia fortemente sconsigliato.
Azioni makruh a volte possono portare al peccato, per questo la shari’ah consiglia comunque di non compierle, anche se non portano a punizione. Le azioni possono essere il mangiare troppo, il litigare, essere avaro, essere disordinato, sporco, fare movimenti superflui nella preghiera ecc.
5- حرام = haram: proibito, illecito, non permesso. Disposizione che chiude le cinque ed è quella che indica la completa proibizione dell’azione. In essa sono descritti tutte la azioni o atti che Iddio l’Eccelso ha proibito nelle sue leggi. Per il credente compiere l’azione porta ad essere sicuramente puniti. Non farla, quando se ne presenta l’occasione, porta a ricevere una ricompensa.
Azioni haraam sono: avere a che fare con gli alcolici, aver a che fare con la carne di maiale o con i suoi derivati, i rapporti sessuali proibiti, l’omicidio, il furto, l’usura o gli interessi finanziari, le cattive parole, l’intossicazione del proprio corpo, arroganza, crudeltà, lo sparlare senza motivo, ecc.
L’esempio di queste cinque sentenze o disposizioni, contribuiscono allo sviluppo di una comunità forte e retta, sono una guida per essa stessa modellandone i comportamenti, la condotta etica e le azioni quotidiane.
Come visto i due estremi delle disposizioni sono l’obbligo di compiere e non compiere alcune azioni, mentre la maggior parte di esse sono tutte permesse ed è lasciato tutto al libero arbitrio dell’individuo, consapevole che, le sue scelte, lo porteranno a conseguenze cui non potrà più tornare indietro.
Per questo ridurre ogni cosa solo al lecito e illecito, halaal o haraam non è certo ciò che il Profeta, Iddio lo benedica, ha insegnato all’intera comunità. Diffidate da chi vi inculca questo concetto, questi sono alla stessa strenua dei corruttori e dei perversi che vogliono gettare impurità sulla nostra fede.
Grazie a iddio l’Altissimo, con questi miei video, sto cercando di far passare l’idea che nell’Islàm non è tutto bianco o tutto nero, come i detrattori e gli estremisti vogliono far intendere, ma tutta la legge islamica, la shari’ah, è un insieme di sfumature che la rendono adatta ad ogni epoca e cultura.
Ricordo che ogni mussulmano deve impegnarsi per compiere il bene per sé stesso che di conseguenza si espanderà su tutta la sua stessa comunità, migliorandola e rendendola più forte. In tal modo essa verrà rappresentata come unica, forte e compatta. Con il buon comportamento sarà di esempio e potrà essere quella luce che nei secoli addietro la rese il faro della civiltà nel mondo intero.
Le benedizioni di Iddio siano su di voi che avete avuto la pazienza nell’ascoltarmi, il bene sia con chiunque cerchi di portare la conoscenza all’umanità, la protezione del Creatore dei mondi sia con tutti i cercatori di pace.
Iddio, il Misericorde purifichi i nostri cuori, ci guidi sulla strada del Paradiso, e perdoni i nostri peccati.
Iddio l’Assoluto, il Magnifico, il più Grande protegga chiunque non riesce a farlo da solo, sostenga chiunque nonostante il suo sforzo non raggiunge la sua sicurezza.
Iddio il Sovrano dei mondi protegga le terre dei musulmani e le loro famiglie dagli arroganti e oppressori che vogliono sovvertire l’ordine della creazione.
Iddio il Potente, il Giudice, il Protettore, aiuti e liberi la Palestina dagli oppressori che ostentano potenza, che è nulla nei confronti della Sua grandezza, che si manifesterà loro, per colpirli nella loro arroganza, superbia e la loro incredulità nell’Islàm.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se l’argomento trattato vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi e condividete; cresceremo insieme portando la giusta conoscenza della nostra fede a chiunque ne sia interessato.
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
I cinque Pilastri dell'Islam
Testo:
I cinque Pilastri dell’Islam
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, أهلا بكم nell’angolo della conoscenza.
L’episodio di oggi in questa serie è di fondamentale importanza per i mussulmani e per chi vuole conoscere meglio la nostra religione, per tale motivo, a Iddio piacendo, il tutto sarà suddiviso in singoli episodi in modo da poter descrivere meglio e senza pesare sulla vostra attenzione, ogni argomento di cui andrò a trattare.
Ringrazio Iddio l’Altissimo per questo mio lavoro fisabilillah (sulla via di Iddio), che compio per dare la conoscenza che il Mufti, Muhammad ‘Umar, mi ha trasmesso, con il compito di divulgarla ai mussulmani italiani che vogliono conoscere e approfondire la propria religione e le problematiche giornaliere a essa associata. A riguardo voi potete benissimo mandarmi ogni vostra richiesta, dubbio, approfondimento e sarò ben lieto di poter dare a voi la giusta spiegazione e soluzione, anche con l’aiuto del Mufti per le questioni più complesse.
Ho girato alcuni video in precedenza di cui ho espresso dei concetti base della nostra religione applicandoli in Italia, considerando la nostra lingua con l’arabo, raccontando del significato di termini principali e importanti che usiamo giornalmente e, ho cercato anche se in breve di far comprendere i princìpi fondamentali che legano noi mussulmani al nostro credo, come gli Arkan alIman, ossia i Pilastri della Fede.
Pilastri, che possono essere eseguiti indifferentemente, essi non hanno un inizio e una fine, si può credere benissimo ai profeti come ai libri e come al destino senza dare preferenza uno sull’altro.
Gli appuntamenti successivi invece, ad iniziare da questo, verranno esposti singolarmente e in un certo ordine, che deve essere rispettato da ogni mussulmano, ogni argomento trattato non può essere seguito prima o dopo un altro, essi hanno la giusta posizione nella nostra fede.
I mussulmani devono seguire, come appena detto, delle azioni di fondamentale importanza che non possono essere tralasciate, non possono essere eseguite senza che l’altra non sia stata compiuta, azioni obbligatorie e doverose per la pratica del nostro culto e del benessere per tutta la comunità mussulmana.
L’Islàm non è aspro e spigoloso, come molti vogliono far credere, è vero che bisogna seguire le sue regole alla perfezione, ma Iddio nella Sua altissima Misericordia, dà la possibilità ad ognuno di noi di poterci esimere in minima parte o del tutto da una di queste azioni; per far questo, però, vi sono delle regole ben precise, che a Iddio piacendo, le incontreremo nel prossimi episodi.
L’Islàm, come dico sempre a chi chiede della nostra fede, non è duro come una pietra, ma dolce come il miele. Tutto sta nel saperlo prendere e dosarlo nel modo giusto.
Le azioni obbligatorie che rendono un buon fedele un mussulmano non possono non iniziare con l’affermazione che Iddio è uno solo e non ve ne sono altri degni di adorazione, non bisogna paragonare nulla alla Sua signoria e al Suo culto. Allo stesso tempo dobbiamo affermare che l’ultimo dei profeti che hanno sigillato il credo, le leggi e il volere dell’Onnipotente, è Muhammad, che Iddio lo benedica.
Questo dà l’affermazione del monoteismo puro, che è la base dell’Islàm, il perno dove tutto poggia e ruota. Questa azione non transige e non può essere assolutamente evasa. Senza questa affermazione non può esserci mussulmano o credente. Tutto questo viene denominato come la “Testimonianza di fede”.
Successivamente alla testimonianza, un mussulmano deve obbligatoriamente seguire la seconda azione che è fondamentale soprattutto per lui stesso, perché mette in comunicazione diretta il credente con Iddio l’Altissimo, dato che, come tutti sappiamo, non vi è intercessore tra Iddio e l’essere umano se non l’essere umano stesso: questa azione è la “Preghiera”.
Il credente non può assolutamente non compiere la preghiera; la sua esistenza, la sua sopravvivenza, il suo futuro, il suo bene, le sue azioni e la sua posizione finale dipendono dalla preghiera. La prima cosa cui verrà chiesto al mussulmano quando si troverà di fronte alle sue azioni e ne dovrà tenere conto, è se ha compiuto la preghiera. Da questa affermazione dipenderà tutto il resto della sua eternità.
La preghiera è l’adorazione diretta verso Iddio, è il modo migliore cui ciò possa avvenire, è l’unico modo di adorazione che Lui accetta, perché Iddio il Supremo, lo ha chiesto al Profeta per l’intera comunità mussulmana.
Al di spetto della precedente azione, questa è sì obbligatoria, ma può essere svolta in differenti modi, dipendenti dalle situazioni circostanti e può essere anche sospesa per cause che sono incontrollabili dall’libero arbitrio dell’essere umano.
Esiste un’altra azione che è stata ordinata al mussulmano sempre da Iddio il Misericorde, nel Corano spesso è associata alla preghiera, dimostrandone l’importanza, che va compiuta una volta l’anno e garantisce la giustizia sociale aiutando in particolare alcune categorie di persone deboli, assicurando che la ricchezza della intera comunità mussulmana sia equiparata mente distribuita.
Questa azione è l’“Elemosina obbligatoria”, che si compie una volta l’anno. Essa è differente da quelle volontarie e quelle rituali come nella festa di fine pellegrinaggio. Spesso questa azione non è molto ben considerata, in quanto in paesi non mussulmani non vi è una ben delineata direttiva sociale per eseguirla come nei territori Islamici. Tra l’altro, una cosa che nessuno conosce, è che l’elemosina obbligatoria deve essere usata per sostenere, aiutare e dare conforto a tutti i nuovi mussulmani, ossia a coloro che accettano l’Islàm come religione, cosa che, come esperienza mi dimostra, in Italia questo è un principio che non è mai considerato, nonostante la legge divina lo ammetta.
Perciò, affermo che, questa azione importantissima, come ve ne parlerò nell’episodio ad essa dedicato, non è ben tenuta in considerazione. Molti non sanno neanche come essa viene calcolata.
Come ho detto, questa elemosina obbligatoria è diversa dalla sadaqah, che è la carità e va effettuata per scelta e quando il credente lo ritiene più opportuno.
Anche l’elemosina come la preghiera può essere non effettuata, di certo non è grave come non fare la preghiera. Per esempio, il mussulmano che non ha un minimo di sostentamento, non è obbligato a compierla.
Di questi minimi economici e del calcolo della stessa, ve ne parlerò nella parte ad essa dedicata.
L’altra azione, che riguarda queste cinque, di fondamentale importanza per i mussulmani, che spesso trova interesse in coloro che non seguono l’Islàm e non si capacitano come sia possibile fare tutto questo senza sforzo e senza risentirne, è il “Digiuno”.
Azione compiuta obbligatoriamente nel mese sacro di Ramadan, e spesso molti le attribuiscono tale nome sbagliando involontariamente. Essa si chiama il digiuno.
Rispettare il digiuno nel mese del Ramadan, insegna l’autodisciplina per sé stessi è l’empatia per coloro che non vivono nelle nostre condizioni, come insegna ad ognuno la condivisione delle opere per il bene di tutta la comunità.
Con il digiuno ogni mussulmano si astiene dalla sue pulsioni sia fisiche che psichiche, dai suoi bisogni futili e necessari, da ogni cosa che non abbia a che fare con il rapporto con Iddio il Creatore, che nel digiuno vede, oltre la preghiera, un atto a lui solo dedicato e dovuto.
I mussulmani non digiunano per moda, per dimagrire, per la salute, ma lo fanno solo per amore verso Iddio e per Sua unica adorazione. Ogni difficoltà grazie a questo rapporto spirituale è superata e viene resa semplice ogni azione quotidiana.
Quanti di voi hanno questa sensazione quando siamo in pieno Ramadan? E quanti si sentono mancare quella forza, quello stato spirituale che ci sostiene quando il mese sacro è finito? Sono sensazioni che non vengono apprese per chi fa il digiuno solo per scopo di imitazione o emulazione: Iddio aiuta chi è in adorazione verso di Lui e chi egli vuole, non certo chi fa qualcosa solo per scopo terreno.
In più eseguire il digiuno e non essere in regola con alcune azioni precedentemente enunciate, specialmente con la preghiera, non aiuta sé stessi ed esso non viene eseguito correttamente. Senza la preghiera, il digiuno per la maggior parte delle volte, non viene accettato, è come se la persona non avesse fatto assolutamente nulla, anzi si è preso gioco di chi lo circonda e dell’intera comunità. Iddio, nella sua Maestosità, poi accetta e nega ciò che Egli vuole.
Per questo comprendere il Ramadan non è una cosa semplice per coloro che non sono spiritualmente coinvolti in questo atto.
Ma anche qui, nonostante questo atto di adorazione è solo per Iddio il più Grande, vi sono delle ragioni cui il credente può essere esonerato dal digiunare o può interromperlo per poi riprenderlo.
Di tutto questo ve ne riparlerò, se Iddio vuole, nell’episodio dedicato che affronteremo più avanti.
L’ultima azione molto meritoria e obbligatoria è il “Grande Pellegrinaggio”, da effettuare alla Makkah per visitare masjid AlHaram e la Ka’ba almeno una volta nella vita. Molti mussulmani però non riescono a compiere tale azione denominata tra l’altro “il viaggio” perché dispendiosa.
Questo è un atto spirituale cui i mussulmani si preparano tutta una vita per compierlo, ed è soggetto a regole ben precise da rispettare. Il primo fu compiuto dal profeta Muhammad, che Iddio lo benedica, ricalcando azioni e riti risalenti ad Abramo e sua moglie con il figlio Ismaele.
Durante il pellegrinaggio, i mussulmani maschi devono indossare particolari indumenti per tutti uguali: due semplici lenzuoli bianchi, uno cinge il basso vita e l’altro il torace, senza cuciture e cerniere, con sandali semplicissimi senza fibbie. Nel pellegrinaggio non ha importanza l’estrazione sociale o la ricchezza, tutti i pellegrini devono compiere gli stessi atti rituali di devozione verso Iddio, senza differenza di etnia. Tutti insieme ci si spoglia dei vizi, delle comodità, delle cose della vita terrena per un determinato numero di giorni. A tutti, questo atto, ricorda che davanti a Iddio siamo uguali senza alcuna differenza.
Queste sono le cinque azioni di fondamentale importanza per un mussulmano. Ho fatto un breve accenno ma a Iddio piacendo, nel tempo prossimo dedicherò più video ad ogni singolo elemento appena descritto, che comunemente vengono definiti dai mussulmani “i cinque Pilastri dell’Islàm”. Essi, per la loro importanza sono la prima cosa insegnata ai bambini o a chi accetta l’Islàm, anche perché, sia i bambini e sia tutti quelli che ritornano ad essere mussulmani, come primo atto, compiono il primo dei pilastri, la testimonianza di fede.
Prima di concludere questo video, lasciandovi ai prossimi appuntamenti specifici su ognuno dei cinque Pilastri dell’Islàm, a Iddio piacendo, ripeto in ordine gli stessi cinque in arabo:
Hramza Arkan alIslàm (أركان الإسلام الخمسة): I cinque pilastri dell’Islàm.
AshShahada (الشهادة): la testimonianza di fede.
AsSala (الصلاة)t: la preghiera.
AzhZakat (الزكاة): l’elemosina obbligatoria.
AsSawun (الصيام): il digiuno.
AlHajj (الحج): il grande pellegrinaggio.
Ricordo che ogni mussulmano deve impegnarsi per tutti e cinque i pilastri e per le conseguenze che ne derivano in tutta la nostra vita, essi non sono solo obblighi religiosi, ma sono un mezzo per rafforzare la relazione dell’uomo e della donna con Iddio, gloria a lui, sono un mezzo per promuovere la vita della comunità e nella comunità, promuovere l’armonia sociale e la giustizia all’interno della stessa Ummah.
Le benedizioni di Iddio siano su di voi che avete avuto la pazienza nell’ascoltarmi, il bene sia con chiunque cerchi di portare la conoscenza all’umanità, la protezione del Creatore dei mondi sia con tutti i cercatori di pace.
Iddio, il Misericorde purifichi i nostri cuori, ci guidi sulla strada del Paradiso, e perdoni i nostri peccati.
Iddio l’Assoluto, il Magnifico, il più Grande aiuti la ummah che soffre, aiuti i musulmani in difficoltà, liberi la Palestina dagli oppressori e ridia la terra che i violenti e i prevaricatori hanno sottratto alle popolazioni palestinesi. Allontani dai nostri fratelli palestinesi gli ipocriti e i bugiardi che non sostengono la loro libertà. Amiin.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se il video vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi, condividete, cresceremo insieme.
Grazie!
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
L' 'Aqidah 2p
Testo:
L’ ‘Aqidah
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, أهلا بكم nell’angolo della conoscenza.
In questa seconda parte del video dedicata all’Aqìdah, cerco di scendere più in profondità sui sei pilastri della fede che ne definiscono il credo.
Questi pilastri sono enunciati anche nel Corano, eccone alcuni versetti:
Surat AnNisa, versetto 136: < Credenti, credete in Iddio, nel Suo Messaggero, nel Libro che ha rivelato al suo Messaggero e nel Libro che ha fatto scendere prima. Chi non crede in Iddio, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi messaggeri e nel Giorno ultimo devia d’una devianza lontana >.
Surat AlBaqarah, versetto 177: <… Devoto è che crede in Iddio, nel Giorno ultimo, negli angeli, nel Libro e nei profeti, …>
Il profeta Muhammad, Iddio lo benedica, in un hadith riportato da Abu Hurairah, considera la fede e il credo con molte sfaccettature, ma quella più importante è l’unicità di Iddio, l’hadith narra: < Il Messaggero di Iddio, pace e benedizioni siano su di lui, disse: “La fede ha più di settanta rami o più di sessanta rami, la più eccellente delle quali è la dichiarazione che non c’è dio all’infuori di Iddio e la più umile delle quali è la rimozione di ciò che è dannoso dal sentiero; e la modestia è un ramo della fede” >.
Dimostrazione dell’importanza dell’Aqìdah nella vita di un mussulmano.
Procedo ora, al chiarimento, sia pur breve, sui sei pilastri dell’Aqìdah.
Il primo pilastro è quello di avere fede in Iddio, l’unico dio da adorare e da pregare a cui gli viene dedicato il culto assoluto senza eguali. Questo viene detto in arabo: tawhid (التوحيد). Credere in un solo Iddio, nei suoi attributi e riconoscerli la Signoria per ogni cosa creata.
Chiunque descriva Iddio come simile in qualche modo ad un essere o ad una cosa da Lui creata, immediatamente cade nell’infedeltà e nell’associamento, che è il peccato che Iddio non perdona.
Il secondo pilastro è credere negli angeli, creati da Iddio l’Assoluto e che sono a Lui soggetti per ogni cosa che essi facciano. Essi in arabo sono chiamati malaiyka (الملائكة). Gli angeli sono esseri luminosi creati da Iddio dalla luce; eseguono i Suoi comandi senza mai chiedersi il perché o obbiettando o avere un minimo dubbio su ciò che fanno.
Il terzo pilastro è quello di credere nei libri inviati da Iddio agli uomini sotto la loro forma originaria, senza che nessuno sia meno importante dei precedenti o successivi: il Corano, la Torah, il Nuovo Testamento, il Vangelo e gli altri libri, tra cui anche quelli che si sono persi, hanno eguale valore. La credenza però sta nei libri originali e non in quelli modificati come è accaduto ai libri precedenti al Corano. Esso infatti, su quelli attuali, è l’unico che non ha subìto cambiamenti e a cui bisogna affidarsi ciecamente. Questo pilastro viene detto quello dei libri, ossia kutub (الكتب) in arabo.
L’altro pilastro dell’Aqìdah è credere in tutti i Messaggeri a partire da Adam e finendo con Muhammad, compresi i più di 127mila che noi non conosciamo. Pilastro detto in arabo rusul (الرسل).
Il quinto pilastro è di credere fermamente nel Giorno del giudizio, nella Resurrezione dove saremo giudicati per i nostri servigi o peccati fatti in questa vita. Sapremo se meriteremo di vivere nel Paradiso o nell’Inferno anche se per breve periodo. Giorno detto yawm aldiyni o yawm alqiama (يوم الدين، يا يوم القيامة).
L’ultimo pilastro del credo musulmano è quello del destino, credere nel destino che Iddio ci ha assegnato qualunque esso sia e sopportarne con pazienza ogni direzione presa, esso è detto qadar (القدر). Questo pilastro impone al credente di avere fede nel destino già creato da Iddio prima della nostra nascita.
Il destino è già stato scritto per l’uomo da Iddio l’Onnipotente, con il qalamo sulla tavola del destino e solo Lui, il Supremo, ne conosce il testo. All’uomo spetta solo il percorso da compiere: il libero arbitrio. Grazie a questa concessione dataci da Iddio, spetta a noi di decidere come arrivare al destino che Iddio ha già prefissato. Da questo percorso dipende il risultato che avremo nel Giorno del giudizio.
Questi princìpi sono di fondamentale importanza per il credente, l’Aqìdah corretta fornisce una visione del mondo completa, che guida le azioni e le decisioni dei credenti e li unisce con una forza vincolante in una comunità che oltrepassa i confini geografici, culturali ed etnici.
Nelle scienze islamiche, l’Aqìdah è studiata insieme alla giurisprudenza, il Fiqh, che si occupa delle azioni esteriori dell’adorazione e della vita quotidiana; l’Aqìdah è studiata insieme alla spiritualità dell’Islàm, il Tasawwuf, che si concentra sulla purificazione del cuore. Mentre il credo, ossia l’Aqìdah, si occupa della corretta comprensione di Iddio, dei Suoi Messaggeri e degli aspetti invisibili della creazione.
Insieme, questi tre rami della conoscenza mirano a perfezionare la fede, la pratica e il carattere di un mussulmano.
Le benedizioni di Iddio siano su di voi che avete avuto la pazienza nell’ascoltarmi, il bene sia con chiunque cerchi di portare la conoscenza all’umanità, la protezione del Creatore dei mondi sia con tutti i cercatori di pace.
Iddio, il Misericorde purifichi i nostri cuori, ci guidi sulla strada del Paradiso, e perdoni i nostri peccati.
Iddio l’Assoluto, il Magnifico, il più Grande aiuti la ummah che soffre, aiuti i musulmani in difficoltà, liberi la Palestina dagli oppressori e ridia la terra che i violenti e i prevaricatori hanno sottratto alle popolazioni palestinesi. Allontani dai nostri fratelli palestinesi gli ipocriti e i bugiardi che non sostengono la loro libertà. Amiin.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se il video vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi, condividete, cresceremo insieme.
Grazie!
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
L' 'Aqidah 1p
Testo:
L’ ‘Aqidah
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, مرحبا بكم nell’angolo di conoscenza.
Con il permesso di Iddio, l’Onnisciente, seguendo le leggi e gli esempi del profeta Muhammad, che Iddio lo benedica, con l’insegnamento datomi dal Mufti Muhammad ‘Umar e il suo permesso, cerco in questi video di portare più chiarimenti possibili per noi italiani sulla nostra fede.
Grazie a Iddio, ho registrato alcuni video su questo canale, dove esprimo alcuni concetti riguardanti la religione musulmana in un linguaggio più semplice per noi italiani. Ho cercato di far comprendere la possibile reale traduzione di Allah in italiano, i suoi attributi maggiori e il termine Islàm; ho raccontato il significato e la reale posizione delle figure religiose nella nostra fede, che spesso in Italia vengono confuse con quelle del clero.
Oggi continuo a chiarire alcuni termini che spesso noi musulmani sentiamo nominare in arabo e di cui non ne conosciamo il significato o, nei migliori di casi, sappiamo di cosa stiamo parlando ma il termine corretto in italiano non lo abbiamo presente.
La parola di cui oggi cercherò, nella mia piccola e minima conoscenza che sto ottenendo grazie a Iddio, è: ‘Aqìdah.
Prima di iniziare, vorrei ricordare a tutti i musulmani italiani, anche a coloro che non lo sono, che la conoscenza appartiene a Iddio e a Lui noi dobbiamo il nostro ringraziamento per averla ricevuta, nonostante è un obbligo per i musulmani stessi avvicinarsi il più possibile ad essa, secondo le proprie capacità e tempi. Non affrettare e non esagerare nel farlo, perché potremmo trovarci ad avere informazioni che non sapremo poi decifrare e potrebbero portarci nell’errore, o ancora peggio nella miscredenza. Qui ho messo un link ad un podcast dove parlo ampiamente della conoscenza concepita dall’Islàm.
Doveroso accennare a questo, ritorno all’obbiettivo odierno che è quello di far conoscere il significato della parola ‘Aqìdah e della sua applicazione nella nostra fede.
Il termine deriva dalla radice “ع-ق-د”, che significa contratto, legare, stringere un nodo, fissare saldamente.
Strettamente alla religione, il termine si riferisce a una convinzione salda che risiede nel cuore e su cui si basano le azioni e il comportamento di una persona. Insieme di significati che ci riportano alla fede.
Nella dottrina islamica, ‘Aqìdah comprende i princìpi fondamentali e gli articoli di fede che sono 6:
1-Fede in Iddio.
2-Credere negli angeli.
3-Credere nei profeti.
4-Credere nei libri rivelati.
5-Fede nel Giorno del Giudizio.
6-Fede nel Decreto Divino.
Prendono il nome di “أركان الإيمان”, traslitterati “Arkan alIman”, ossia traduzione letteraria: “Pilastri della Fede”. Vengono definiti anche articoli o postulati della fede o religione.
Questi sono stati menzionati nel Corano: < Il Messaggero ha creduto in ciò che gli è stato rivelato da parte del Signore. Come i credenti: tutti hanno creduto in Iddio nei Suoi angeli, nei Suoi Libri e nei Suoi profeti: “Noi non facciamo differenza alcuna fra i Suoi profeti”. E hanno detto: “Abbiamo ascoltato e abbiamo obbedito. Signore perdona, verso di Te il divenire.” >
Vi è anche un hadith importantissimo sulla questione dell’importanza della fede e della credenza, che narra del Profeta e dell’arcangelo Gabriele. Si trova tra le raccolte più importanti di ahadith:
< ‘Umar ibn alKhattab ha riferito: eravamo seduti un giorno con il Messaggero di Iddio, pace e benedizioni su di lui, ed è apparse un uomo con abiti bianchissimi e capelli neri. Non c’erano segni di viaggio su di lui e noi non lo abbiamo riconosciuto uno dei nostri.
Si è seduto di fronte al Profeta, ha appoggiato le ginocchia di fronte le sue ginocchia e ha messo le mani sulle sue cosce. L’uomo ha detto: “O Muhammad, parlami dell’Islam”. Il Profeta ha risposto: “L’Islam è testimoniare che non c’è altro dio che Iddio e Muhammad è il Messaggero di Iddio, stabilire la preghiera, fare la carità, digiunare il mese di Ramadan e compiere il pellegrinaggio alla Kaaba se è possibile”.
L’uomo gli rispose: “Hai parlato sinceramente”.
Noi siamo rimasti sorpresi che glielo abbia chiesto e abbia detto che era sincero.
Poi lui gli ha chiesto: “Parlami della fede”. Il Profeta rispose: “La fede è credere in Iddio, nei Suoi angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Messaggeri, nell’Ultimo Giorno e credere nella provvidenza, nel suo bene e nel suo male”.
L’uomo rispose al Profeta: “Hai parlato sinceramente. Parlami dell’eccellenza”. Il Profeta disse: “L’eccellenza è adorare Iddio come se Lo vedessi, perché se non Lo vedi, Lui sicuramente vede te”.
L’uomo continuò: “Parlami della fine dei tempi”. E il Profeta rispose: “Colui a cui è stato chiesto non sa più di colui che chiede”.
L’uomo continuò a chiedere: “Parlami dei suoi segni”. E il Profeta rispose: “La schiava darà alla luce la sua padrona e vedrai pastori scalzi, nudi e dipendenti competere nella costruzione di alti edifici”.
Poi, l’uomo se ne andò. Il Profeta mi chiese: “O ‘Umar, sai chi era?” Dissi: “Iddio e il Suo Messaggero lo sanno meglio”. Il Profeta mi rispose: “In verità, era Gabriele che è venuto per insegnarti la tua religione”. >
In questo hadith i due parlano dei fondamentali dell’Islam, tra cui i sei articoli o postulati della religione che insieme formano tutta l’ ‘Aqìdah che un musulmano deve rispettare e adottare.
Il termine ‘Aqìdah può essere tradotto come il credo nell’Islàm e la fede nell’Islàm, essa è la fondamentale pietra angolare per un musulmano, e deve aderirvi e comprenderne il significato, perché svolge un ruolo cruciale nella comprensione con Iddio, fornendogli le regole essenziali per relazionarsi con Lui e ne spiega la visione del mondo e lo scopo della vita.
L’ ‘Aqìdah insegna la corretta adorazione e le azioni buone da compiere per seguire l’Islàm, come accettare e seguire l’unicità di Iddio in tutte le sue forme e attributi.
Dà la possibilità al musulmano di seguire la via per salvarsi fornendo una visione del mondo completa aiutandolo a comportarsi secondo i precetti dell’Islàm.
Con l’accettazione dell’ ‘Aqìdah, il musulmano fa parte di tutta l’intera comunità che come lui ha acconsentito al credo nella fede, appagandolo nel senso di sicurezza che solo tutta la comunità unita può dare.
L’importanza dell’ ‘Aqìdah nell’Islam è multiforme. Non solo definisce la relazione di un musulmano con Iddio, ma modella anche la sua interazione con il mondo che lo circonda. In quanto tale, cercare la conoscenza nell’ ‘Aqìdah e sforzarsi di perfezionare la propria fede è un obbligo costante per ogni musulmano per tutta la vita.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se il video vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi, condividete, cresceremo insieme.
Grazie!
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
Le figure religiose nell'Islàm
Testo:
Le figure religiose nell’Islàm
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, مرحبا بكم nell’angolo di conoscenza.
È un argomento in Italia molto controverso, il quale non aiuta alla comprensione dell’Islàm anche da parte di molti musulmani.
Nel nostro paese, gli italiani non musulmani sono abituati a distinguere le figure religiose in varie categorie, dando loro importanza gerarchica ad iniziare dal sacerdote e finire al Papa.
Queste figure, tutte, hanno la prerogativa di esporre in riguardo alla teologia, poter essere una rappresentanza dei cittadini ed intermediari dei fedeli con lo Stato. Per gli italiani, in poche parole, i preti, come i Papi, possono tranquillamente rappresentare la comunità e discorrere di fede.
Per molti di questi, vuoi mancanza di conoscenza, vuoi incapacità di comprendere le cose oltre il giardino di casa, vuoi la completa vuotezza intellettiva per capire gli altri, nelle altre religioni funziona allo stesso modo.
Perciò per loro, è normale che un imam possa discutere di fede, rappresentare la comunità e farsi tramite con lo Stato. Cosa che è completamente errata nella nostra fede.
Innanzi tutto, nell’Islàm l’imam non è per nulla la figura che qui in Italia, gli italiani e purtroppo molti musulmani, hanno inteso che fosse.
Per quello detto poc’anzi, agli italiani non musulmani vorrei dire di ascoltare quello che dirò per comprendere, mentre ai musulmani, che continuano a confondere e mischiare credenze italico – cristiane, con l’Islàm, consiglierei di fare molta attenzione a questo video per non cadere in contraddizione con la parola del Profeta Muhammad e delle direttive di Iddio. Se non credete alle mie parole, nessuno vi vieta di aprire un manuale di teologia musulmana e leggere bene in riguardo alla figura dell’imam.
Per conoscenza e confronto, l’insieme delle figure cattoliche, formano il così detto clero, ossia: il complesso delle persone che appartengono all’ordine sacerdotale cristiano. Il termine può indicare anche la totalità degli ecclesiastici come il diaconato, il presbiterato e l’episcopato, cioè tutti coloro che hanno ricevuto il sacramento dell’ordine e hanno il permesso di esercitare nella funzione dello svolgere la messa. Per conoscenza, non sono clerici i monaci e le suore.
Nell’Islàm la figura dell’imam è ben definita, sia in quello shiita, dove oltre a essere una autorità religiosa e infallibile, è anche il capo politico della comunità che rappresenta. Per gli shiiti gli imam sono scelti da Iddio.
Mentre per i sunniti, l’imam è solo colui che guida la preghiera anche quando vi sono solo due persone ed uno di essi si pone avanti all’altro per dirigerne i movimenti.
L’imam, quindi, non può dichiararsi il leader della comunità e tanto meno rappresentarla. Egli può solo servire la comunità all’interno della sua masjid o musalla e solo come religioso che guida la preghiera. Nulla più.
Fatta questa distinzione, in generale nell’Islàm non è ammesso né riconosciuto un clero e tanto meno gerarchie tra gli uomini che possono parlare e discutere di fede. I musulmani credono che non vi possa essere un intermediario tra Iddio e le sue creature. Non è assolutamente ammessa la figura del sacerdote.
Oltre agli imam, neanche gli ʿulama, possono identificarsi con una delle figure del clero, nonostante essi siano dei conoscitori dell’interpretazione del Corano e possono discutere di religione anche al di fuori delle sedi teologiche.
Mentre la figura del Mufti, che è l’elemento massimo della conoscenza nell’Islam, in quanto oltre ad avere la conoscenza dell’interpretazione del Corano, l’interpretazione degli ahadith, la conoscenza della dottrina e della giurisprudenza musulmana, può emettere sentenze giuridiche che riguardano la vita di un musulmano in ambito religioso e possono dare un giudizio sulla lecita delle leggi civili emanate da tribunali e corti statali, può assolvere ad una parte della figure appartenenti al clero, come esporre e discutere di fede, dare consigli e giudizi e guidare la comunità, non rappresentarla e soprattutto non raffigurarsi come l’interposizione tra uomo e Iddio.
Di quasi simile livello ai Mufti sono i Qadi, i giudici della sharia’ah. Essi possono dare giudizi e guidare la comunità nell’ambito civile con le applicazioni della religione. Storicamente, erano di nomina governativa e chiamati a giudicare in base alle norme religiose che, un tempo, caratterizzavano le società musulmane. Ora sono degli specialisti in una particolare branca della dottrina e sono d’aiuto ai Mufti e agli ‘ulama nel loro lavoro, ma non si possono assolutamente paragonare al clero.
Nell’Islàm ogni figura ha le sue caratteristiche peculiari e mai tutte insieme sono portate da una singola figura religiosa, in modo che il potere è ben suddiviso e non ci possano essere dei soprusi dell’uno sull’altra. Vero è che i Mufti nella scala della conoscenza sono il livello più alto, ma non possono essere definiti come rappresentanti della comunità o interporsi tra Iddio e le sue creature.
L’unico che può avere tutti questi poteri della conoscenza religiosa e può essere definito come rappresentante dell’intera comunità dei musulmani è il Khalifa, il Califfo. Ma attenzione, anche lui ha un limite, non può essere l’intermediario tra Iddio e le sue creature.
Per questo motivo, che è il principale, non vi è niente e nessuno nell’Islàm che può minimamente assomigliare ad un componente del clero.
Per questo, ripeto, non continuate a pensare che gli imam o simili, possano lontanamente essere paragonati ai sacerdoti e alti prelati, dando loro quell’importanza che non hanno.
Per più approfondimenti sulla figura dell’Imam, sul mio canale YouTube Raffaello Villani, vi è un intero video dedicato a questa questione. Se invece volete un video esclusivo su ogni figura della nostra fede, fatemelo sapere nei commenti.
Ringrazio voi tutti dell’attenzione, se il video vi è piaciuto sostenetemi, seguitemi, condividete, cresceremo insieme.
Grazie!
السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
Il Misericordioso ArRahman, il Misericorde ArRahim
Testo:
Il Misericordioso ArRahman, il Misericorde ArRahim
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, مرحبا بكم nell’angolo di conoscenza.
Cercherò in questo video di approfondire meglio il significato di Misericordioso ٱلرَّحْمَٰنِ, e Il Misericorde ٱلرَّحِيم, due dei 99 nomi di Iddio a Lui solo attribuibili.
I due vocaboli derivano dalla radice ر ح م. Unendo le tre lettere che la compongono, si ottiene “rahima رحمه”, ossia “grembo”, significato che da l’assoluto valore ai vocaboli che ne derivano, perché dal grembo tutta l’umanità, tutte le creature esistenti, hanno ottenuto la vita, l’esistenza.
Il Misericordioso ٱلرَّحْمَٰنِ è una qualità che abbraccia tutti i tipi di misericordia e può essere attribuita a nessun altro se non a Iddio. Indica il Possessore della Misericordia, nella quale Egli non ha simili, non ha eguali in tutta la sua Creazione, su questo universo come nell’aldilà. In tutti i mondi conosciuti e sconosciuti da Lui creati.
Questo nome indica anche Colui che vuole la bontà, l’amore, la prosperità per tutte le sue creature, Lui è l’unico gentile e amorevole verso tutti indistintamente e senza tempo, senza inizio e fine.
Questo nome può essere solo per Lui, nessuno può essere pari e portarlo, se non con l’aggiunta del suffisso che fa della persona un suo prosternato.
Il Misericorde ٱلرَّحِيمِ è il nome dato a Iddio ed indica colui che agisce con estrema gentilezza, che usa la Misericordia per le sue azioni. Il nome può essere usato anche per gli uomini, infatti il Profeta Muhammad nel Corano viene chiamato con questo vocabolo.
Si riferisce al sostegno infinito che Iddio dà ai suoi credenti e a chi Egli vuole; il Misericordioso è l’avere pietà per gli altri, Il Misericorde è Colui che dona il sentire nel proprio cuore ed esistenza la Sua misericordia, che è un beneficio per ogni credente perché lo induce a riflettere sulla propria capacità di essere misericordioso verso gli altri.
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السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
I nomi di Iddio: il Misericordioso, il Misericorde
Testo:
I nomi di Iddio; il Misericordioso il Misericorde
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, مرحبا بكم nell’angolo di conoscenza.
Molti si chiedono perché uso l’italiano al posto dell’arabo in ogni termine quando parlo di religione? La risposta è semplice, per avere la semplicità del linguaggio dove vivo e un contatto diretto con voi e con tutti coloro che l’arabo non lo conoscono e vogliono avere informazioni sull’Islàm.
Uso la lingua italiana perché è quella che tutti parliamo in Italia compresi i musulmani nati nel nostro paese. Per arrivare meglio a tutti come conoscenza e far comprendere i termini esatti da usare quando si parla di religione. Vero è che l’arabo è importante per chi vuole studiare l’Islàm, ma non tutti ne hanno la comprensione, ma è anche vero che il suo messaggio deve essere per tutti, soprattutto per i non arabofoni.
Tra l’altro ricordo, a coloro che sicuramente contesteranno, che nessuno ha mai detto che l’unica lingua per far conoscere e spiegare l’Islàm è l’arabo.
Verissimo che l’arabo è la lingua del Qur’an (Corano), la lingua perfetta che dà il significato esatto dei versetti e delle singole parole del Libro Sacro, che tradotte ne pèrdono il senso reale, ma agli inizi, per chi non ha le possibilità di imparare l’arabo e per ora, per comprenderne meglio le basi è d’obbligo l’italiano.
Spesso prendiamo le nostre conoscenze dall’inglese, visto che in italiano non vi è una grande letteratura in riguardo, ma l’uso dell’inglese fa perdere il reale significato dell’arabo, basti pensare che l’arabo ha più di sei milioni di termini, mentre l’Italiano ne ha circa la metà e l’inglese non arriva a tre quarti di un milione. L’uso dell’inglese fa perdere la realtà dei significati.
Per avere più comprensione possiamo comparare l’arabo al latino, la lingua madre dell’italiano, che si avvicina moltissimo alla lingua del Corano, quindi, sarebbe meglio usarlo come passaggio in più dall’arabo all’italiano.
Voglio ricordare, che l’arabo per il marocchino, il tunisino, l’egiziano, il palestinese, l’iraqeno è come il latino per noi italiani, o per i francesi, o per gli spagnoli e per i romanci. In che senso? La lingua madre per le popolazioni nominate prima, è l’arabo, la lingua madre per le popolazioni nominate dopo, è il latino.
Questo per dirvi che spesso quando dall’arabo non si ha un chiaro significato, usare la comparazione con il latino può essere d’aiuto, anche perché le regole grammaticali della lingua degli antichi romani ha molte similitudini con quella della grammatica araba.
Un esempio di quello che ho detto sono i due nomi più frequenti e più importanti che il Corano menziona per Iddio, Allah, ossia ٱلرَّحْمَٰنِ ٱلرَّحِيمِ.
Il significato di questi nomi è riconducibile alla completa misericordia che Iddio ha per le sue creature e per il creato. Entrambi i nomi provengono dalla radice “ ر ح م ” che significa avere misericordia, pietà, amore. I nomi teologicamente hanno uno specifico significato: ٱلرَّحِيمِ è la misericordia per le sue creature, e ٱلرَّحْمَٰنِ per tutto il creato.
Usando queste definizioni e comparandole con le stesse definizioni del latino abbiamo che ٱلرَّحْمَٰنِ può essere tradotto con Misericordioso, mentre ٱلرَّحِيمِ con Misericorde.
Possiamo dire, nel nome di Iddio il Misericordioso il Misericorde.
Se Iddio vuole in altri video approfondirò meglio ogni singolo di questi due bellissimi nomi attribuibili solo a Lui: il Misericordioso e il Misericorde.
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السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله
Traduzione del termine Allah in italiano
Testo:
La traduzione di Allah in italiano
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, (مرحبا بكم mahraban bikum) nell’angolo di conoscenza.
Oggi vorrei parlarvi dell’esatta traduzione in italiano della parola الله, che normalmente tutti usano farlo con il termine “Dio”.
Non c’è nulla di sbagliato, in questo si può tranquillamente continuare ad usare questa parola, ma per essere precisi e dare il giusto valore anche in italiano al vero significato del termine الله è più consigliabile tradurla con Iddio.
L’arabo è una lingua che ha più di 6 milioni di vocaboli e tantissimi dei quali identificano una ed una cosa sola, che può essere semplicemente il termine usato per quell’oggetto o nome, o si può indicare un azione, un luogo in particolare e via discorrendo.
Tra l’altro è un linguaggio che ha ben la distinzione tra uomo e donna, maschile e femminile, persona vicina o lontana o anche una due o più persone. Quindi è un linguaggio come già detto abbastanza vasto e molto preciso nell’indicare qualcosa di univoco.
Il termine الله è composto da due parole, dall’articolo ال “il” è dal sostantivo إله che vuol dire “dio”. Quindi sarebbe letteralmente “il dio”. Perché questo? Nell’Islam è di fondamentale importanza la unicità di Iddio. Egli è Uno, Uno solo, non possono essercene altri.
Grammaticamente per indicare una cosa ben specifica la lingua araba vuole l’articolo determinativo davanti, cioè, determina quella cosa, quel nome. Se devo invece identificare un qualcosa senza specificarla, la grammatica araba usa mettere la desinenza finale “un”, la così detta nunazione o tanwin in arabo. In questo modo, l’articolo indeterminativo viene sostituito dalla nunanzione.
Detto questo applicando le stesse regole, si ha in italiano che la parola che identifica il Dio Unico, dovrebbe essere “Il Dio”. Seguendo le regole grammaticali dell’arabo, si ottiene l’articolo che specifica ال e il termine a cui vi è la specificazione إله. Unendoli, perché l’articolo determinativo si unisce nella grammatica araba alla parola a cui è riferito, si forma la parola الله, avremo “Il dio”, che nell’italiano corretto diventa Iddio.
In questo modo noi identifichiamo l’unicità anche nel nome. Non vi sarà mai nessuno che chiamerà iddio Giove, ma il dio Giove, proprio perché la parola Iddio identifica l’uno.
Naturalmente non vi ho esposto questo per convincere qualcuno ad usare una parola rispetto all’altra, il mio è solo uno specificare il significato del termine e sganciarci una volta per tutte dalle traduzioni inglesi che riguardano la nostra religione, che spesso non danno il giusto significato ai termini, perché l’inglese non ha una vasta gamma di parole da poter utilizzare e, spesso, semplicisticamente si traduce un significato univoco in qualcosa di simile, facendone perdere la realtà della lingua madre. D’altronde sono loro stessi che si vantano nel dire che il loro linguaggio è l’estrema sintesi e non si perde in arzigogoli fantasiosi.
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في أمان الله
Significato di Islàm in italiano
Testo:
اَلْحَمْدُ لِلّٰهِ رَبِّ الْعَالَمِينَ
وَالْعَاقِبَةُ لِلْمُتَّقِينَ
وَالصَّلَاةُ وَالسَّلَامُ عَلٰى رَسُولِهِ الْكَرِيم
Lode a Iddio il Signore dei mondi
I giusti lo temono e lo lodano fino alla fine dei tempi
Le nostre preghiere e la pace di Iddio siano sul nobile Profeta.
السلام عليكم ورحمة الله
Ben trovati a voi, (مرحبا بكم mahraban bikum) nell’angolo di conoscenza.
Oggi, definiremo il termine Islàm, sempre cercando di essere il più vicino possibile al reale significato dell’arabo usando la nostra lingua, l’italiano.
Il termine Islàm (إسلام) deriva dalla parola Asslama che ha il significato di “abbandonarsi in modo incondizionato a Iddio”.
Proviene dall’infinito del verbo Salima (سليم), precisamente è una congiunzione causale del verbo Salima, che tradotto significa “essere al sicuro”. Nell’arabo il significato della radice spesso cambia nelle sfumature aggiungendo una desinenza o un suffisso. Per questi motivi troverete molte parole con la stessa base o radice centrale che variano di poco o si arricchiscono nel significato rispetto alla parola primordiale.
Queste modifiche in una lingua come l’inglese, come continuo a dirvi, non spesso vengono poste ben in evidenza. Anche perché l’inglese, nella sua letteratura, assume significati a seconda delle azioni che circondano quella parola scritta.
Per questi motivi grammaticali, non si ottiene il vero significato della parola, estrapolandone solo una singola traduzione, come accade per Islàm, il quale viene associato erroneamente a “sottomissione”.
Invece, come detto in principio e conoscendo ciò appena descritto, Islàm ha il suo reale significato in “abbandono completo e incondizionato verso Iddio”.
Questo porta a valorizzare il termine e richiede il rispetto per i “diritti di Iddio”, nel senso che, chi si abbandona alla protezione di qualcuno o qualcosa, deve di conseguenza rispettarne le sue leggi e le sue regole, di sua volontà. Quest’abbandono sono gli atti di culto dovuti, come la preghiera, il digiuno nel mese di Ramadan, l’elemosina etc.
Conoscendo questo, più che una sottomissione, vista con il significato usato nel nostro comune discorrere, che è spesso dispregiativo, non volontario, senza controllo e coercitivo, la traduzione di Islàm comunemente fatta non ha nulla a che fare con il suo reale significato. Chi accetta l’Islàm, si abbandona volontariamente, non viene costretto e tanto meno ne soffre per il suo gesto.
Come si vede, il valore e la considerazione poi, dell’insieme che ne viene fuori usando e indicando l’Islàm, cambia completamente. Ed è proprio questo quello che noi italiani abbiano l’obbligo da fare verso i nostri concittadini.
Essere chiari nei termini rispettandone la reale traduzione.
Tra l’atro, sempre dal verbo Salima, deriva la parola Salam (سلام), che significa pace, quindi, il completo abbandono di propria volontà rispettandone i diritti di Colui a cui ci doniamo, di consecutio si accosta all’altro significato del suo verbo che è pace.
Chiarita la traduzione, per le mie possibilità, ringraziando il mio maestro, Mufti Muhammad Umar, che mi segue e mi insegna la legge divina, cercherò di presentarvi il concetto di Islàm in via teologica.
In arabo la parola viene definita con maṣdar (مصدر – fonte) di IV forma con allungamento vocalico e accento tonico sulla seconda radicale, che trova il suo corrispondente proprio nel latino nella forma “nomen actionis”, ossia “nome nel designare l’azione che compie”.
Nel linguaggio religioso, invece, il concetto che esprime il termine Islàm è traducibile in questo: “entrare in uno stato di pace e sicurezza con Iddio attraverso l’abbandono e la resa a Lui”. Ne vedete che il significato, una volta ben studiato e tradotto cambia completamente rispetto a ciò che facilmente e erroneamente viene sempre detto nei talk, sui giornali e purtroppo anche nella letteratura musulmana tradotta in Italia, come nei post o nei vari live sui social e nelle varie musalle o centri islamici in Italia.
Continuando e dando una maggiore definizione del termine Islàm, nel Corano, talvolta assume la caratteristica di una qualità interiore del fedele: “Iddio apre il cuore all’Islàm a coloro che vuole guidare”.
Confermando ciò detto finora, chiedo a voi: “Chi si fa guidare, uno sottomesso anche senza la sua volontà, oppure qualcuno che si abbandona completamente?”
Il termine Islàm, oltre ad avere il significato di completo abbandono al volere di Iddio, è legato alla religione che il profeta Muhammad, Iddio lo abbia in gloria, ha completato rispettando e migliorando le precedenti nella verità; infatti, conclude la sua missione di predicatore con queste parole dette dal Signore dei mondi: “Oggi ho reso perfetta la vostra religione, Ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l’Islàm”.
Quindi Islàm, è sì abbandono al volere di Iddio, ma è anche l’accettazione completa e sincera della perfezione che Iddio ci ha donato sotto forma di religione.
Continuando a descriverne il significato, Islam, essendo l’accettazione dell’abbandono a Iddio per tutta la Sua creazione, non può essere riferito solo ad un unico tipo di persona, o ad un’unica tribù, o ad un unico ceppo etnico, ma bensì ad ogni cosa che Egli ha posto sulla terra, nell’acqua, nei cieli e nell’intero universo.
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السلام عليكم ورحمة الله
في أمان الله