A proposito di razzismo: identità e religione
Razzismo: è il concetto che identifica il genere umano come razze di cui alcune sono superiori e adatta al comando e altre inferiori e adatte all’essere sottomesse. Identifica il genere umano nell’errato concetto di razza. Discrimina anche all’interno di queste, in base a concetti e strutture artificiali come caste o classi, come genere, come ricchezza…
Razzismo: è il concetto che identifica il genere umano come razze di cui alcune sono superiori e adatta al comando e altre inferiori e adatte all’essere sottomesse. Identifica il genere umano nell’errato concetto di razza. Discrimina anche all’interno di queste, in base a concetti e strutture artificiali come caste o classi, come genere, come ricchezza e religione.
Stiamo imparando a convivere con uno dei sentimenti più subdoli che l’essere umano abbia mai concepito negli ultimi anni: il razzismo. Con l’aumento della diseguaglianza sociale e della povertà, esso sta prendendo piede in tutte le fasce della società umana senza che la maggior parte cerchi minimamente di ostacolare o denunciare chi si ne fa portavoce.
Chi esprime razzismo non lo fa mai usando tale parola, la nasconde agli occhi della massa, ma cerca, in tutti i modi di abbellire il concetto usando sinonimi, aggraziando e rendendo stimolante gli artefìci usati alla massa che lo ascolta. Calca il pensiero su quegli argomenti che ne potrebbero, agli occhi di chi ascolta, giustificarne l’utilizzo, usando tal volta la religione o concetti simili per avvalorarne le tesi subdole di supremazia su altri.
Per questo motivo è importante non confondere e specificare bene alcuni termini in uso in similitudine come per esempio “identità”.
Il termine deriva dal latino “identitàs”, ossia medesimo. Si riferisce appunto “all’uguaglianza tra le cose prese in considerazione”. Tutto il contrario di quello che vogliono far intendere molti, che cercano di fare delle divisioni, separazioni, segregazioni, il loro affermarsi. Il suo significato è un’azione completamente opposta al razzismo. L’identità di un popolo o di un individuo è sì l’uguaglianza con lo stesso, l’appartenenza al medesimo popolo, nazione o gruppo e non è l’esaltazione estrema di quella appartenenza cui si fa riferimento, come il razzismo vuole.
Infatti, i razzisti fanno esattamente il contrario usando come scudo la parola identità: esaltano estremizzando i concetti di appartenenza e superiorità e ridicolizzano, se non peggio, tutto ciò che gli si frappone ai loro concetti.
Il razzismo e i razzisti fanno leva sui simboli identitari per confondere il popolo e allontanarlo dalla certezza dell’uso di questo subdolo sentimento, mescolandoli volutamente con problemi sociali e crisi che affliggono la maggior parte della popolazione. Al grido di “prima gli italiani” oppure “american the first”, usato come slogan identitario per il popolino per tenerlo legato a qualcuno o qualcosa e poterlo indirizzare, dato che esso, il popolino, non è in grado di distinguere la differenza tra slogan dettati sotto i colpi incessanti della propaganda, e realtà, esso reagisce a questi slogan identitari in maniera incontrollata e violenta, come vi è d’esempio ciò che accadde a Washington nel gennaio del 21, Brasilia nel gennaio del 23 e Roma, anche se in tono minore, nell’attacco al sindacato nell’ottobre del 21.
La cosa che fa timore è che questi approfittatori, intellettuali, influencer, politici, non hanno scrupoli nel perseguire questi risultati e usano confondere volutamente identità e razzismo, fregiandosi di sondaggi a loro “compiacenti”, spesso non veritieri e, soprattutto, con la stampa complice che ne amplifica i risultati, facendo sembrare che tutti siano d’accordo e li sostengano, nel tentativo di convincere il resto del popolo a passare dalla loro parte. La propaganda ha, come accennato, un’importanza assoluta in questo.
Con la stampa a favore, essere contrari a questa uguaglianza forzata, è quanto meno impresa ardua, perché, appunto, il razzismo svilisce se non distrugge anche e soprattutto personalmente l’avversario, fuori da ogni confronto civile e logico. Il razzismo non è logico e tanto meno civile.
L’insegnamento, l’attingere, l’usare il razzismo ricordiamolo, non ha nulla a che fare con l’identità di essere italiano, di essere bianco o nero, di essere di sinistra o di destra, di essere religioso o non religioso, di essere etero o non etero. Il razzismo non ha nulla a che fare con il sentirsi simile e appartenere a qualcuno e qualcosa. Appartenere ad una nazione non significa denigrare l’altro paese, appartenere ad un gruppo sia politico, sia geografico, sia culturale e religioso, non significa offendere, demonizzare, sottomettere o distruggere l’altro, proprio appunto per il concetto di identità espresso prima.
Il razzismo non cerca mai la chiarezza e il bene altrui o condiviso, non cerca la conoscenza e l’identità. Anzi quest’ultima la teme. Esso ammalia con la propaganda e l’uso di slogan semplici e di massa per anestetizzare l’ascoltatore e tenerlo sotto scacco, nell’ignoranza e nell’incapacità di scegliere e di usare il proprio libero pensiero, per prendere a sé agevolazioni, potere e controllo su tutto e usare la violenza per restare al potere sia politico, economico e soprattutto intellettuale.
Lo stesso vale per chi usa divulgare il razzismo con la religione.
Già il concetto di religione non può essere assolutamente legato al termine razzismo, in nessun caso. Se mai il religioso può essere avvicinato al termine identità, in quanto si sente simile ad un gruppo, ad un’idea a qualcosa sia pure spirituale.
Chi usa esporre in evidenza e in bella mostra il rosario (di qualunque appartenenza), il Vangelo, il Corano o la Torah per i suoi scopi prettamente propagandistici, di religione, non conosce assolutamente nulla, anzi la nega in tutti i suoi concetti base. Mi riferisco solo alle religioni monoteiste citate con i suoi libri.
Il Cristianesimo basa tutta la sua teologia in riguardo sul fatto che Dio ha creato a sua immagine e somiglianza (Genesi 1, 26-27) l’essere umano, quindi, ogni altra definizione fatta da governi o intellettuali o enti internazionali, non ha nessuna importanza. I diritti della dignità umana, inalienabili, provengono da Dio Creatore.
Non solo, i Vangeli espongono chiaramente che Gesù, ha unito ebrei e gentili in un unico popolo quello di Israele (Efesini 2, 11-13), quindi, il concetto di razzismo non è per niente concepito dal Messia che predicava l’uguaglianza, specialmente tra le classi povere con quelle ricche, tra le persone di diversa provenienza: il profeta Gesù ha “radunato i figli di Dio dispersi” (Giovanni 11,52).
Il Concilio Vaticano II, afferma: “Tutti gli uomini, dotati di un’anima razionale e creati ad immagine di Dio, hanno la stessa natura e la medesima origine”. In tutta la sua storia il Vaticano ha stigmatizzato sia la tratta degli schiavi e sia l’occupazione spagnola del Sud America, e tutte le azioni razziste avvenute, negando la supremazia razziale imposta da suoi fedeli in nome della conquista.
Il Vaticano ha continuato nei tempi a sconfessare l’idea di razzismo, chiedendo a volte anche scusa delle problematiche avute nel passato e compiute da alcuni papi che si sono macchiati, forse inconsapevolmente, di essere stati quanto meno veicoli di questo infame e subdolo sentimento.
Quindi un Cristiano o un Cattolico, non dovrebbe assolutamente appartenere a questo tipo di idea, e non dovrebbe assolutamente assecondare leader politici, intellettuali che professano anche velatamente questo. Dovrebbero informarsi e non cadere nella trappola della propaganda, perché appunto è la parola di Gesù che obbliga un Cristiano a comportarsi in modo completamente opposto a quello che il razzismo vuole.
Un razzista, in fin dei conti è la negazione completa del Cristianesimo, quindi non dovrebbe neanche più considerarsi tale, tanto meno chi subdolamente usa termini e gesti che possano anche lontanamente essere ricondotti al razzismo.
L’Ebraismo, l’atra religione monoteista, sostiene ciò che viene enunciato nella Torah, essenzialmente il Vecchio Testamento. Come tale afferma che l’essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio e quindi gli esseri umani devono essere trattati tutti allo stesso modo, senza distinzione dal colore della pelle o appartenenza a un gruppo o popolo e che l’umanità è una famiglia unita, tutti i membri della quale meritano rispetto e dignità.
Per l’Ebraismo, il razzismo è contrario al messaggio centrale della Torah, perché non tratta gli esseri umani con eguale dignità, doveri e diritti ed è considerato non solo sbagliato, ma anche una violazione della volontà di Dio e quindi è un male.
Tra l’altro, la discriminazione che può essere attuata sotto diverse forme, come la segregazione, la violenza, la cancellazione di una identità e l’apartheid è un peccato grave ed è considerato fuori dalla religione.
Di contro, l’Ebraismo, sostiene che è doveroso da parte del fedele, resistere al razzismo in tutte le sue forme e promuovere la comprensione reciproca e la pace tra tutti gli esseri umani.
Anche in questo caso, qualunque uomo che si professa ebreo o un qualsiasi movimento che si affibbia l’etichetta di essere religioso e sostenitore della legge sacra ebraica, non può assolutamente sentirsi superiore o trattare altri con disprezzo e odio o considerarli non paritari. Sarebbe disubbidire a Dio, l’Innominabile.
Non dovrebbe essere considerato dai rabbini un fedele e quindi non partecipare ai Sabbath e alle feste religiose molto restrittive nei confronti dei non fedeli. Gli ebrei praticanti dovrebbero informarsi di più e non essere pervasi dalla propaganda che fa di un movimento politico, che è fuori da ogni concetto religioso, il difensore della religione di Mosè.
Un razzista, anche qui, è la negazione completa della parola dei Yahwe nella Torah e non dovrebbe considerarsi tale, tanto meno chi subdolamente usa la religione per i suoi programmi lontani dalle tavole della legge di Mosè.
Anche l’Islam è nettamente contrario al razzismo: “O uomini! Vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina. Vi abbiamo costituiti in popoli e in tribù perché vi conosciate a vicenda. Il più nobile di voi presso Dio è il più timorato. Certo Dio è l’Onnipotente il Bene Informato”. (Sura Gli Appartamenti, 13)
Questo versetto dichiara apertamente come Dio ha creato gli uomini e come essi devono comportarsi. Li differenzia in tribù, non per odiarsi, ma per conoscersi. Sostiene la giustizia anche se questo comporta che l’essere umano deve andare contro la propria famiglia e non consente l’arroganza, l’ipocrisia o il sentirsi superiore agli altri, come accade nelle idee di suprematismo, anticamera del razzismo: “O credenti! Alcuni di voi non scherniscano altre genti, quelle potrebbero essere migliori di voi, né le donne (scherniscano) altre donne, potrebbero essere migliori di loro. Non calunniatevi, non affibbiatevi epiteti ingiuriosi. L’iniquità è detestabile, dopo la fede. Gli iniqui sono quelli che non si pentono”. (Sura Gli Appartamenti, 11), oppure: “… Non vantate la vostra purezza, Lui sa bene chi è timorato.” (La Stella, 32).
Un altro esempio parafrasato nel Corano in cui si proibisce la supremazia tipica dei razzisti è fatto con Satana, quando egli si erge a essere superiore rispetto a Adam, come lo ritroviamo anche nella Bibbia e/o Vecchio Testamento: “Disse: ‘Io sono migliore di lui, Tu hai creato me di fuoco e lui di argilla’”. (La Lettera SAD, 76), tutti sappiamo come è andata a finire.
Dalle parole di Dio trascritte vi è la proibizione netta del razzismo e tutte le sue implicazioni e sfaccettature. Anche Muhammad, nei suoi racconti ci porta esempi chiari, come Gesù fece nei Vangeli. Infatti, in uno dice chiaramente di non porre uomo contro uomo per fatti personali o inerenti alla famiglia, tribù. Termine che al tempo significava paese o etnia di appartenenza: “Uno che combatte sotto la bandiera di un popolo che è cieco (ossia che non conosce la causa della guerra), che si accende di orgoglio familiare e chiama le persone alla guerra per l’onore della propria famiglia, dei suoi amici, parenti, tribù e viene ucciso, muore come uno che appartiene ai giorni della Jahiliyyah”.
La Jahiliyyah è considerata un periodo antecedente alla predicazione dell’Islam, dove la maggior parte degli arabi e dei popoli credeva nelle statue e nell’idolatria e, viene considerato un non credente, un non fedele e non poteva aspirare alla “Vita Eterna” o “Paradiso”. Percorso quello del Paradiso, identico a quello delle altre religioni monoteiste.
C’è da dire anche, che nelle guerre musulmane mai si è usato il razzismo come motivo di incentivo e di sprono nel soldato per attaccare o conquistare un territorio o, mai vi è stato uno sterminio di massa voluto per motivi religiosi. L’Islam è contrario a tutto ciò anzi, avverte il fedele di allontanarsi da questo sentimento.
Ed uno de racconti più conosciuti che non lascia dubbio sulla predicazione non razzista dell’Islam fa parte dell’ultimo sermone enunciato ai fedeli dal Profeta a Makkah prima che morisse:
ألا لا فضل لعربي على أعجمي ولا لعجمي على عربي ولا لأحمر على أسود ولا أسود على أحمر إلا بالتقوى
“Non c’è superiorità di un arabo su un non arabo, né di un non arabo su un arabo, né di un rosso su un nero, né di un nero su un rosso, eccetto per la pietà.”
Quest’ultimo hadith, insieme ai diversi altri precetti, fanno sì che la legge islamica proibisce severamente il razzismo in tutte le sue forme, imponendo il principio di trattare tutti gli esseri umani con rispetto e dignità, perché egli è parte integrante di una grande comunità umana. L’unica differenza davanti agli occhi di Dio e quindi del Suo giudizio è il comportamento e la devozione nel rispettare i Suoi comandamenti da parte dell’essere umano.
Tutto quello scritto non fa che rafforzare la tesi che il musulmano deve evitare il razzismo perché contraddice i princìpi islamici, anche se il musulmano stesso ha subìto maltrattamenti, soprusi e ingiustizie a causa della razza, colore della pelle o religione.
Insegna, tra l’altro, la tolleranza verso tutti, e che l’odio verso razza, fede o origine, non sarà giustificato. Il musulmano deve accettare le diversità indicate dal Corano.
Cose che naturalmente qualsiasi fedele dovesse travisare e non rispettare non potrà essere degno di aspirare alla “Vita Eterna” o al “Paradiso”. L’uomo o la donna che si macchia di questi peccati, come detto, nell’hadith non avrà nessun premio e anzi soffrirà in eterno. L’uomo che combatte in nome dell’Islam per solo scopo di interesse, che pratica violenza, ingiustizia considerando gli altri diversi e degni di essere perseguitati o uccisi perché non appartenenti alla sua stessa idea che esula dalla religione, non è considerato degno di appartenenza ai prescelti che vivranno in eterno; quindi, nella vita odierna non può ritenersi un fedele musulmano.
Movimenti politici o guerrafondai, che usano termini coniati solo per la religione, facendosene scudo per ottenere i propri benefici, e usandoli contro razza o religione, non possono considerarsi musulmani e credenti e accedere ai benefici che la religione predica.
Come visto tutte e tre le religioni monoteiste, cui spesso viene sempre offuscato il principio base di uguaglianza per meri scopi propagandistici, o nel mondo laico che vengono usati termini che non hanno nulla a che fare con il razzismo, tutto questo viene sfruttato da uomini di nessuna fede e cultura e usano parole e gesta per ottenere propri vantaggi esclusivi a danno delle masse che subiscono senza rendersene conto, anzi spesso sono il veicolo che trasporta queste idee e le rende veritiere, torti e soprusi convinte di far del bene a loro stesse. Invece dovrebbero allontanarsi ed escludere questi subdoli personaggi che vogliono solo il male delle masse stesse usando la propaganda e termini subdoli che confondono e offuscano le vere intenzioni di questi individui.