Italia intollerante e razzista (secondo l’ECRI)
Rapporto ECRI sul razzismo e l’intolleranza presenti in Italia (Personaggi pubblici e Forze dell’Ordine)
Dall’ultimo monitoraggio della Commissione indipendente ECRI, risulta che in Italia il razzismo verso alcune comunità è in aumento e non solo tra i cittadini ma persino nelle forze dell’ordine e soprattutto nei politici italiani.
Cosa è l’ECRI? Essa è la Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza, istituita dal Consiglio d’Europa, ed è un organo indipendente che compie il monitoraggio sugli stati europei per questioni legate al razzismo. È composta da membri indipendenti e imparziali designati per la loro autorità morale e la competenza in materia. Essa agisce con rapporti che prevedono analisi documentali, sopralluoghi nei luoghi cui si riferiscono le analisi e in seguito un dialogo confidenziale con le autorità nazionali.
Il rapporto è di circa una trentina di pagine dove inizialmente mette in risalto i miglioramenti compiuti dall’Italia negli ultimi anni, ma poi, come una mannaia pesante e ben affilata sgancia i suoi colpi ben precisi e diretti, che hanno fatto scatenare le proteste da parte dei politici al governo, che fondamentalmente sono i veri artefici di tutto questo, visto che sia i Legaioli del vicepremier e sia i conFratelli della presidente del consiglio sono stati gli artefici negli ultimi dieci anni di questa deriva xenofoba, basta sapere che il primo fa proclami xenofobi sui social contro chiunque non sia un suo “suddito” di colore bianco e si vantava, fino a qualche giorno fa, di aver fermato una nave piena di migranti, perché difendeva il territorio italiano da chi sa quale nemico, ed ora speriamo ne paghi le conseguenze, e l’altra ha nei suoi armadi oltre a busti di mussoliniana memoria e braccia destre tese, proclama il suo essere italiana, a suon di slogan che inneggiano alla supremazia bianca.
Tra l’altro, dovrebbero saperlo entrambi, gli italiani tanto così bianchi non è che lo siano, visto che la nostra penisola è stata sempre aperta agli ingressi di chiunque ed è stato proprio questo a renderla unica, cosa che appunto, negli ultimi 30 anni si è andata a farsi benedire.
Cosa dice l’ECRI?
L’Italia è monitorata dal 2016 dall’ECRI, ciclicamente. La Commissione trova dei miglioramenti e dei passi fatti avanti per le problematiche riguardanti il razzismo e l’intolleranza sotto ogni forma, ma, appunto, un ma come una scure, le cose non sono affatto positive. Il colpo inizia con un piccolo trafiletto sulla seconda colonna della prima pagina a noi dedicata: “L’ECRI accoglie con favore questi sviluppi positivi in Italia. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, alcune questioni destano preoccupazione.”
Quel “destano preoccupazione” ha scatenato le ire dei politici al potere, compreso, come dicono i media, lo stupore del Presidente della Repubblica, che a mio avviso, cade dalle nuvole o fa finta di non sapere, visto che già dal suo primo mandato, ha preferito tacere e non prendere posizione su ciò che i suoi ministri, politici, e man mano scendendo fino ai suoi concittadini, continuano a fare, incuranti dell’immagine che poi, si è creata, al di fuori del paese.
Innanzi tutto, la Commissione dice che l’UNAR, il simile italiano dell’ECRI, dovrebbe essere migliorato e reso autonomo e fuori da ogni controllo e influenza politica, cosa reale, dato che l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, è sostenuto e governato dal Presidente del Consiglio nella sua autonomia economica, quindi facilmente indirizzabile e ricattabile.
Poi, continua scrivendo, che in Italia per quanto riguarda i pregiudizi per le persone LGBT, non si è fatto molto e bisogna incentivare ancora di più l’opinione pubblica con operazioni sociologiche nelle scuole e sui media per far sì che il divario venga superato.
L’ECRI, dimentica, che in Italia, l’influenza della Chiesa è ancora molto forte, anche se non viene più compiuta come mezzo secolo fa. Secoli di indottrinamento ecclesiale rimangono nel cittadino anche se questi predicatori fanno l’esatto contrario di ciò che predicano. Aggiungiamoci, poi, la propaganda politica suprematista bianca di Salvini e della Meloni, ditemi voi, come può il cittadino medio che non legge nulla ma, ascolta solo chi urla più forte pieno della sua ignoranza, poter non avere gesti e parole contrarie al mondo LGBT?
A parte che anche noi musulmani, non ammettiamo la maggior parte delle cose richieste da queste persone, però almeno come la legge musulmana dice, non dobbiamo usare violenza e giudizio su di essi. Cosa che fanno i legaioli e i conFratelli e, lo dico con rammarico, fanno anche molti musulmani, non conoscendo affatto appunto la legge divina.
Ma su questo farò un altro podcast (articolo) successivamente.
Il discorso LGBT non ha scatenato tanto putiferio, come non lo ha fatto il punto sul “Discorso d’odio”, che invece, secondo me, avrebbe dovuto essere preso più in attenzione, visto che l’Unione Europea ha affrontato questo crimine con molte attività, tra cui corsi online che, tra l’altro, io ho seguito e posso, con certezza, analizzare questi tipi di dati, fatti e situazioni che accadono.
In Italia quello che regolamenta tali situazioni è l’articolo 640 del Codice penale, che vieta di diffondere idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, o di incitare a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, nonché di incitare alla violenza per gli stessi motivi.
Inoltre, l’ECRI, fa notare che in Europa è stato adottato un Piano d’azione contro i discorsi d’odio e crimini simili e raccomanda alle autorità italiane, di finalizzare e adottare tempestivamente un Piano d’azione nazionale contro il razzismo.
Esso dovrebbe includere, per ogni obiettivo e per ogni misura, indicatori chiari e misurabili con cui valutarne il successo, un calendario di realizzazione di tutti i passaggi del Piano, un iter che prenda in considerazione le istituzioni o gli alti funzionari responsabili del raggiungimento di questi obiettivi, e un qualche atto che prenda a visione dell’attuazione di queste misure, oltre a chiari stanziamenti di bilancio. L’attuazione del piano d’azione deve essere valutata regolarmente. Le organizzazioni della società civile ed i rappresentanti dei gruppi particolarmente esposti al razzismo e all’intolleranza devono essere coinvolti nello sviluppo, nel monitoraggio dell’attuazione e nella valutazione del piano d’azione.
In poche parole, l’Italia non ha fatto nulla di tutto questo, se non raccolte dati in riguardo da parte dell’UNAR. Da tenere presente che i dati ufficiali risalgono a qualche quinquennio addietro, quindi non paragonabili e non studiabili per poter applicare soluzioni valide.
I dati in questi casi, che comprendono il numero dei reati, le conseguenze, le ragioni che hanno indotto a compiere il reato, l’appartenenza della vittima, la società da cui proviene l’esecutore, le soluzioni adottate, le associazioni o gli enti che hanno supportato la vittima, le soluzioni per un miglior ritorno alla normalità della stessa, e simili, sono di fondamentali importanza per lo studio e la prevenzione, ma se in Italia non si sostiene, in questo caso l’UNAR o non si dà spazio ad associazioni o enti proposti, o non si sostengono abbastanza organismi statali come lo SDI della Polizia, l’OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti di discriminazione) e l’ISTAT, le soluzioni sono molte lontane a questi problemi.
Situazione che certamente non può migliorare con questo governo, dato che ha basato la sua vita politica esclusivamente sulla propaganda della superiorità bianca e dell’italianità basata sul colore della pelle e poi religiosa. Infatti, l’ECRI, nel suo ultimo monitoraggio, scrive che “negli ultimi anni il discorso pubblico italiano è diventato sempre più xenofobo e che i discorsi politici hanno assunto toni fortemente divisivi e antagonistici, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con origine migratoria, Rom e persone LGBT.” Continua affermando che questi discorsi provengono spesso da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali.
E come non dare torto a tutto questo? Chi di voi non si è accorto di ente come Salvini e come la Meloni e i loro complici hanno basato la loro ascesa su queste tematiche?
Discorsi e proclami, che, come dice la Commissione, hanno portato sotto una forma di “banalizzazione” i commenti d’odio nella vita pubblica italiana, tanto da essere una cosa normale per moltissimi cittadini che non sono in grado, e questo lo dico io, di percepire la differenza tra ciò che si dice per prendere un voto e quello che è mera propaganda rispetto alla realtà quotidiana.
La commissione riporta esempi, che noi italiani conosciamo benissimo, perché vissuti quasi live, di avvenimenti che hanno fatto salire l’attenzione su questi crimini compiuti da personaggi, che tra l’altro, sono stati proprio quelli che si sono scagliati maggiormente contro l’Europa e i membri dell’ECRI.
Tra le tante malefatte dell’attuale vicepremier, il leghista, l’ECRI riporta le sue invettive contro i Rom, uno dei gruppi che negli ultimi anni è stato maggiormente bersaglio dei suoi discorsi razzisti, come nel 2018, quando era Ministro dell’Interno, che diceva liberamente di voler procedere ad un’espulsione di massa dei Rom irregolari e, facendo riferimento a quelli con cittadinanza: “ma i Rom italiani purtroppo dobbiamo tenerceli a casa”.
L’ECRI, riporta anche, le sue campagne d’odio verso le donne Rom e la sinistra italiana, nel 2023, il quale, secondo il Felpapig, aveva liberato le “borseggiatrici rom” dal carcere perché queste “figliavano per continuare a delinquere”.
Il rapporto non nomina i politici, ne fa chiaro riferimento, ma io, permettetemelo li nomino e come, anche con i loro vezzeggiativi, perché non si sa mai, ci fosse qualche italiota di loro sponda, che non potrebbe capire, visto l’enorme conoscenza e intelligenza di chi sostiene questi individui.
L’ECRI fa riferimento anche a un legaiolo, un certo Di Giulio, che nel 2022 pubblicò un video online dove si riprendeva con una donna Rom, senza chiederne il permesso, con la didascalia che incoraggiava gli elettori a votare per il suo partito “per non vederla mai più”.
Ma la rabbia del padano furfante non è solo per questo, gli hanno preso di mira anche il suo pupillo che, purtroppo, con mio disappunto e di molti italiani per bene ha preso mezzo milione di voti alle ultime tornate elettorali per l’Europa.
Ve lo dico io, visto che l’ECRI non lo nomina nel rapporto, ma io sì: Vannacci.
Viene citato in merito alle dichiarazioni razziste sul suo libro, che gli italioti hanno letto, cosa strana per una popolazione che non sa cosa è realmente un libro e, quello che sorprende è che sembra che l’abbiano pure gradito! Almeno dalle copie vendute. A meno che non è stato usato come spessore per qualche mobile, o come aiuto per accedere il fuoco, cosa probabile, visto il contenuto altamente infiammabile o per altro a cui lascio a voi l’interpretazione.
Questo ha fatto andare su tutte le furie i ministri del governo di unità nazionale, come amano definirsi.
Naturalmente non potevano protestare ferocemente contro la Commissione per aver messo in evidenza il loro essere razzisti, nonostante l’ECRI riporta molti esempi che colpiscono le comunità LGBT, Rom e musulmane, ma hanno preso la palla al balzo sull’ultimo argomento trattato dalla commissione per poter criticare e sminuire tale rapporto: le forze dell’ordine.
Prima di andare avanti, voglio ricordare gravi episodi che riguardano la mia fede, l’odio antimusulmano, riportati anche dall’ECRI, dove donne con l’hijab, hanno subìto il crimine dello strappo del velo, da parte di italioti spinti dalle parole d’odio di questi politici e dai gesti compiuti da essi stessi, come fatto dalla Santanchè, un po’ di anni fa, quando si avventò su una ragazza velata per strappargli il velo. Ministro indagato, che non rispetta i doveri da cittadina, che parla di diritti della donna, quando proprio lei, come le cronache degli ultimi anni stanno dimostrando, usa agire in modo illegale.
Prima di affondare la scure, quella che ha fatto sì che questi politici furfantelli, trovassero lo sfogo per esprimere la loro frustrazione per essere stati descritti come razzisti, l’ECRI, raccomanda che le autorità organizzino una campagna di sensibilizzazione al fine di creare una migliore comprensione da parte del pubblico della gravità dei discorsi razzisti e di altre forme di discorsi d’odio, e del danno che essi causano agli individui e alle comunità interessate, consiglia di promuovere l’uguaglianza, il dialogo interculturale e interreligioso, sottolineando in particolare, i contributi positivi delle persone con origine migratoria, dei Rom, dei membri delle comunità ebraiche e musulmane e delle persone di origine africana alla società nel suo insieme.
Tra l’altro raccomanda che gli esponenti di rilievo pubblico, siano fortemente incoraggiati ad assumere una posizione tempestiva, risoluta e pubblica contro le espressioni fobiche che incitino all’odio razziale, nonché a promuovere la comprensione tra le comunità, anche esprimendo solidarietà a coloro che sono bersaglio di discorsi d’odio.
Cose che a Salvini e alla Meloni non sono piaciute, perché togliendoli tutto questo, cosa rimarrà a loro? Cosa diranno mai ai loro sostenitori impregnati di falsa propaganda xenofoba?
Finalmente si arriva a leggere pagina 38, dove il rapporto dell’ECRI scrive: “Razzismo e intolleranza all’interno delle forze dell’ordine”.
In effetti, leggendo quello che i membri della Commissione hanno scritto, sembrerebbe che le nostre Forze dell’Ordine siano più le Milizie del ventennio o la Geheime Staatspolizei, meglio conosciuta come Gestapo.
Vi accenno in maniera sintetica, senza tralasciare i passaggi fondamentali, i colpi di scure, che l’ECRI menziona, con miei commenti.
La delegazione dell’ECRI è venuta a conoscenza di molte testimonianze sulla profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, in particolare verso la comunità Rom e le persone di origine africana, ossia queste profilazioni riguardano maggiormente i fermi e controlli che questi subiscono. Tali atti sono anche coadiuvati da testimonianze al di fuori delle Forze dell’Ordine e dei soggetti in questione.
Che le Forze dell’Ordine fermino maggiormente tali figure è vero, ma che vi sia un azione razzista di sottofondo, io starei ben attento a dirlo. Semplicemente le Forze dell’Ordine fanno il proprio mestiere, e se chi spaccia, che girovaga ubriaco e da fastidio ai passanti, chi tenta il furto è spesso qualcuno che appartiene a queste figure, non è che bisogna non tenerlo in considerazione!
Non sto dicendo che sono solo i Rom o gli africani a fare reati, perché di italiani o europei né abbiamo a volontà. Ma spesso i secondi, forse, sono un po’ più furbi, perché conoscono l’ambiente e sanno come muoversi e agire? Mentre i primi, pensano di più alla loro impunità perché proprio figure appartenenti a queste categorie e non facili da identificare?
È una domanda che faccio a me stesso e a te che leggi (ascolti), forse potresti darmi una risposta!
L’ECRI aggiunge, come a dire che la responsabilità non sia propria degli agenti, affermando che le autorità non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo della polizia, né sembrano essere consapevoli dell’entità del problema, e non considerano la profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale. La profilazione razziale ha effetti notevolmente negativi, in quanto genera un senso di umiliazione ed ingiustizia per i gruppi coinvolti provocando stigmatizzazione e alienazione. È inoltre dannosa per la sicurezza generale in quanto diminuisce la fiducia nella polizia e contribuisce a non denunciare reati.
Come dire, voi agenti non siete ben preparati sul da farsi, non avete ben inteso come agire e non siete consapevoli che questo porta a una non soluzione del problema, anzi istiga ancora di più nei soggetti il senso di rivalsa e di frustrazione dovuta alla propria etnia. Quindi quando si fa il fermo, la profilazione, dice l’ECRI, bisogna farlo in modo indipendente dalla normale attività di controllo, con l’aiuto di organizzazioni della società civile pertinenti e con rappresentanti autorizzati delle persone profilate.
In poche parole, si ferma la persona, si porta in caserma, si chiama un rappresentante di tali figure e si va avanti con la profilazione del fermato.
Chi ha lavorato o quanto meno assistito, o ancora peggio, sia stato sottoposto a tale profilazione, conosce che tale cosa è irrealizzabile. Portare ogni persona in caserma significa togliere al controllo del territorio almeno un paio di squadre, e in più avere sempre a disposizione in caserma persone che possano assistere a tale identificazione.
Non è più semplice che queste figure si rendano più collaboratrici con le Forze dell’Ordine, compreso loro rappresentanti che spesso fanno finta di non vedere ciò che realmente accade tra la propria gente?
Su questo, non condivido ciò che la Commissione ha formulato, invece potrei condividere con il fatto che nelle caserme, nei luoghi dove sostano le Forze dell’Ordine, spesso, questi usano arroganza, superiorità, discriminazione verso tali figure, infatti, è stato chiesto in quale tipo di ufficio pubblico avessero subìto la maggior parte delle discriminazioni: il risultato ha portato ai primi posti i commissariati di polizia con il 45,8% degli intervistati che lo conferma. I migranti hanno riferito, ad esempio, il rifiuto dell’accettazione delle loro richieste di asilo senza un motivo, di avere subìto la distruzione dei loro documenti, di aver subìto abusi verbali durante le procedure negli uffici di immigrazione dei commissariati di polizia e, in alcuni casi, di aver subìto violenze da parte degli agenti.
Questi avvenimenti purtroppo accadono e non solo con gli stranieri, le cronache riportano anche di italiani che hanno perso la vita in fermi di controlli fatti nelle caserme. La così detta “autorità della divisa” che colpisce molte persone una volta indossata. Come è acclarato che nelle Forze dell’Ordine, molti hanno quella idea spostata verso i partiti di estrema destra e la divisa esalta ancora di più tali tendenze. Abbiamo un esempio abbastanza in vista che appunto è riuscito a prendere mezzo milione di voti, e posso assicurare che ci sono militari che guardano Vannacci con ammirazione.
L’ECRI, per risolvere questa problematica, invita le Forze dell’Ordine alla collaborazione con enti esterni preposti al trattamento con migranti o etnie in particolare, ed indica l’UNAR, per l’Italia uno di questi attori oppure enti europei o appartenenti alle Nazioni Unite che usano agire in questi settori.
Questo è stato il punto che ha fatto andare su tutte le furie il governo accusando la Commissione di non aver agito in modo rispettoso e come sempre, proclamano la loro innocenza, adducendo contro chi li critica, di essere di parte e di voler colpire il governo di unità nazionale.
Hanno usato le critiche sulle Forze dell’Ordine per poter screditare il rapporto che è essenzialmente incentrato su di loro. Infatti, se vi capita di leggerlo, su tutte le 35 pagine dedicate all’Italia, una è per le Forze dell’Ordine, una decina generalistica, il resto tutto per politici e funzionari a loro connessi, infatti, gli argomenti riportati contro di loro sono il centro del rapporto.
Qualsiasi sia stata la reazione di questo governo, resta il fatto che i crimini a cui l’ECRI fa riferimento, in sei anni sono quasi triplicati, e non sono dati che possono essere presi sottogamba se, come questo governo afferma, essi sono la migliore immagine che l’Italia abbia mai potuto avere e che rappresentano in toto l’Italia nella sua storia cultura e tradizione.
Leggete (ascoltate) i dati, datevi una risposta e soprattutto prendetene atto: secondo i dati raccolti dall’OSCAD e riferiti dall’Italia all’OSCE, il numero di crimini d’odio (compresi i casi di discorsi criminali d’odio) per motivi rilevanti per l’ECRI è stato di 1.202 nel 2022, 1.243 nel 2021, 919 nel 2020, 912 nel 2019, 901 nel 2018, 891 nel 2017 e 532 nel 2016. Nel 2022, i tipi più comuni di crimini d’odio includevano l’incitamento alla violenza (299 casi), minacce/comportamenti minacciosi (235), disturbo della quiete pubblica (187), profanazione di tombe (156), aggressione fisica (130), attacchi contro luoghi di culto (54) e danni alla proprietà (47).
La lunghezza di questo mio podcast, articolo, è stata di presentazione proprio a questi ultimi dati, che uno stato moderno, come afferma questo governo, dovrebbe non avere o quanto meno combattere, iniziando proprio da chi di questa democrazia se ne fa rappresentante e portatore, ma, continuando ad avere personaggi che inneggiano al suprematismo nei comizi e nei contatti con i cittadini, mi aspetto non miglioramenti ma ben altro.
Non dimentichiamo, che il mainstream, ha solo riportato la notizia per mezza giornata e poi, magicamente, ha insabbiato tutto, quando invece avrebbe dovuto incentrare ogni suo sforzo per mettere in risalto questi dati che sono, secondo me, uno sfregio alla repubblica e alla democrazia.